Attualmente il rischio genotossico di una sostanza può essere valutato solo in vivo, perché solo in questo modo si può includere nell’analisi il primo punto di contatto tra sostanza e persona.
Un gruppo di ricercatori internazionali (tedeschi, statunitensi e olandesi) ha individuato nell’uso del 3D Skin Comet Reconstructed Skin Micronucleus (RSMN) una soluzione a questa mancanza. L’insieme dei due test è infatti in grado di valutare il danno a cromosomi e DNA provocato dal contatto topico di una sostanza chimica. Si profila quindi come un utile strumento a chi opera in ambito chimico, cosmetico e nella formulazione di prodotti per la casa. Nello studio proposto, il Comet assay è stato adattato a due modelli di cute umani a pieno spessore: EpiDerm™ e Phenion® Full-Thickness Skin Models. I ricercatori hanno così ideato un protocollo, avviando il processo di validazione per 8 sostanze chimiche, testate in 3 diversi laboratori utilizzando il Phenion® Full-Thickness Skin Model. In definitiva, il 3D Skin Comet assay si è dimostrato essere molto predittivo e avere una buona riproducibilità dentro lo stesso laboratorio e tra laboratori diversi: 4 laboratori hanno raggiunto una predittività del 100% mentre uno del 70%. I ricercatori stanno ora procedendo a validare il saggio per altri 22 componenti.
Reisinger K., Blatz V. «Validation of the using full thickness skin models: Transferability and reproducibility». Mutation research. Volume 827:27-41. doi: 10.1016/j.mrgentox.2018.01.003
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29502735
di S.Somaré