Approcci di biofabbricazione per migliorare i test animal-free

animal freeIl ruolo degli approcci della biofabbricazione, tra cui il bioprinting, per individuare nuove vie di studio delle sostanze chimiche che entrano in commercio.

L’ambito cosmetico rientra in questo discorso, dal momento che la legge già vieta l’uso di animali nei test tossicologici e nei test dei prodotti finiti. E se è vero che l’ambito cosmetico è avanti per quanto riguarda lo sviluppo di test animal-free, lo è anche che non esistono ancora metodi validati per verificare, per esempio, gli effetti di un uso a lungo termine o quelli mutagenici.

Anche l’ambito cosmetico potrebbe, quindi, avvantaggiarsi delle nuove tecnologie oggi a disposizione dell’industria per creare modelli di tessuto umano su cui svolgere le proprie ricerche. In effetti la stampa 3D permette di ricreare fedelmente il tessuto cutaneo, comprensivo di bulbi piliferi, ghiandole, vascolarizzazione e così via, così che efficacia e sicurezza siano testate in modo approfondito e veritiero.

Inoltre, attraverso la stampa 3D è possibile stabilire la densità cellulare per mimare fedelmente il tipo di tessuto su cui si vuole effettuare il test, la quantità di collagene ed elastina e altro ancora.

Grazie a questi modelli si potranno studiare anche gli effetti sulla cute e la salute umana dell’assorbimento delle sostanze con cui si entra a contatto durante la vita di ogni giorno. Cosmetici inclusi.

Unico «limite», se lo si può considerare tale, è l’impossibilità di creare dei modelli unici su cui studiare qualsiasi aspetto dei prodotti cosmetici: verosimilmente saranno necessari più modelli.
Anthony M Holmes, Alex Charlton et al. Rising to the challenge: applying biofabrication approaches for better drug and chemical product development. Biofabrication, Volume 9, Numero 3, luglio 2017. Doi: 10.1088/1758-5090/aa7bbd
http://iopscience.iop.org/article/10.1088/1758-5090/aa7bbd#references

di S.Somaré