Contrasti di profumeria: scie di opposti

Close up beauty woman portrait with parfume against white

Le creazioni olfattive sul mercato sono sempre più sofisticate e puntano sull’utilizzo di accordi olfattivi audaci, realizzati con sentori contrastanti: dalla resurrezione delle note fruttate alla ruvida realtà del dirty trend. La profumeria rappresenta da sempre un magico universo in cui le diverse materie prime possono essere combinate fra loro nei modi più diversi e particolari connubi olfattivi, proprio come succede nella moda, riescono a caratterizzare periodi di tempo più o meno lunghi e a diventare note di tendenza e all’ultimo grido. Questo inverno è stato caratterizzato in tal senso dall’affermarsi di due trend molto diversi fra loro: riuscite a pensare a due sensazioni olfattive più distanti fra loro del delicato effluvio di buccia di pesca comparato all’odore terroso-legnoso con componenti scatologiche della resina oud? Proprio in questo si può riconoscere la magia dell’arte profumiera.

Note fruttate e fiorite

La fine del 2015 è stata caratterizzata da un prepotente ritorno alla ribalta di note fruttate come fico, cocomero, melone oppure ananas e nello stesso tempo da un trickle-up di accordi mela, pera, prugna, ciliegia, frutti tropicali e soprattutto frutti rossi. Odori di questo tipo nel campo essenziero provengono esclusivamente da materie prime di origine sintetica, poiché con le comuni tecniche estrattive utilizzate per gli oli essenziali non riusciamo a ottenere un prodotto utilizzabile nel campo fragranziero. Pensando a un qualunque frutto, dalla mela alla pesca, ci risulta immediato pensare all’elevata percentuale di acqua presente all’interno dello stesso, che rappresenta un ostacolo importante ai procedimenti di estrazione e che permette di ottenere un succo, utilizzabile nel settore alimentare ma nulla di interesse per l’utilizzo nelle fragranze. Infatti comunemente si tende a parlare di succo di mela, succo di mirtillo oppure di pesca e mai di olio essenziale, con l’eccezione degli agrumi, unici frutti da cui riusciamo a ottenere oli essenziali grazie all’estrazione con spremitura a freddo dalla buccia, procedura che ci consente di utilizzare le note di testa agrumate di limone, mandarino, arancio e bergamotto da sempre basi fondamentali di diversi profumi di successo. È immediato capire allora come tutti i sentori fruttati che avvertiamo negli eau de toilette sul mercato siano collegabili a materie prime di natura sintetica, concetto che spesso spaventa il consumatore ma che non impedisce ad alcune fragranze di raggiungere successo e notorietà, basti pensare per esempio alla Petite Robe Noire di Guerlain, caratterizzata da un ouverture fondata su un cocktail di frutti rossi, mandorla e ciliegia. Le materie prime dal sentore fruttato sono chimicamente appartenenti per la maggior parte alla famiglia degli esteri, dei chetoni e delle aldeidi a elevato numero di carboni; per esempio una facile corrispondenza si può trovare fra l’aldeide C 14 (dove il numero indica la quantità di atomi di carbonio nella molecola) e la pesca; fra l’aldeide c16 e la fragola e infine fra l’aldeide c18 e un accordo prugna-cocco. La famiglia dei lattoni presenta al suo interno diverse materie prima di sintesi di natura fruttata e di comune utilizzo nella realizzazione di essenze, come il gamma-decalattone e il gamma esalattone. Mentre in passato alcune note come la mela e la pera venivano impiegate per lo più nel settore hair-care oppure nel mercato dei diffusori per ambiente, ora le troviamo utilizzate anche nell’ambito del fine fragrance in eau de toilette di prestigio, come nella creazione Jo Malone’s English Pear & Fresià affidata al naso francese Christine Nagel, dove la natura croccante e succosa della pera nel pieno della sua maturazione viene accompagnata a delicati accordi di miele e rabarbaro. Recentissime sono anche due creazioni fruttate della casa Miller Harris, la prima Coeur de Jardin con un perfetto accordo di testa pera-pesca, e la seconda Poirier d’un Soir dove emerge un sublime connubio della freschezza della pera esaltata dall’asprezza del ribes e dall’alone misterioso che aleggia intorno al rum e ad alcune spezie di mondi lontani.

Un altro gradito ritorno nelle creazioni recenti è rappresentato dalla fresia, una delle piante più apprezzate per la bellezza dei suoi fiori e per il loro soave profumo, in antichità si credeva addirittura che i fiori di questa pianta del genere delle Iridacee, originaria del Sudafrica, fossero il segreto del profumo francese. Per secoli il loro odore è stato la base dei principali bouquet fioriti presenti in commercio, anche se non esiste un vero e proprio olio essenziale in quanto i petali appassiscono troppo velocemente e l’odore della fresia viene riprodotto soltanto grazie all’utilizzo di note sintetiche che ripropongono i sentori di diversi fiori bianchi sfruttando al tecnica dell’estrazione con head space. La fresia con la sua nota vellutata è simbolo da sempre di innocenza e freschezza, è molto fresca in apertura con una quasi impercettibile nota agrumata. Per apprezzare i delicati effluvi di fresia potete annusare una mouillette impregnata della nuova creazione della casa di moda Bottega Veneta, The Knot Eau Florale, creato dalla sapiente collaborazione tra Tomas Maier, direttore creativo della società Tomas Maier, e il naso tedesco Daniela Andrier. La fresia si combina in questa eau de toliette con le note fiorite di rosa e peonia, esaltate da un fondo discreto di muschio e da una nota di testa mediterranea con mandarino, neroli e tracce di lavandino.

Note animali e terrose

A questo punto lasciamo da parte per un attimo le note fresche e delicate dei frutti e della fresia per andare alla scoperta di un altro trend caratteristico di questo periodo, una tendenza che ci spinge verso l’ignoto in virtù dell’alone di mistero che da sempre accompagna le note animali e terrose, in altre parole un «dirty trend». D’obbligo è la citazione della resina oud, nota legnosa con sentori terrosi, medicinali e animali mescolati ad accenni di caramello e di cuoio, che lontano dall’essere una tendenza passeggera è tuttora presente e molto diffusa nel settore toiletries continuando a ispirare sia la profumeria di nicchia sia quella tradizionale, che sensibile all’interesse del medio-oriente, ha realizzato accordi moderni, più fioriti o più freschi a seconda dei casi, intorno alle mille sfaccettature di questa magica resina, un vero e proprio lusso se si pensa che un chilo di oud naturale può arrivare a costare fino a 20.000 euro. Le note animali erano elementi chiave della profumeria vintage, per lo più accordate con bouquet fioriti, che permettevano alle dame di vivere esperienze sensoriali senza precedenti, ma col tempo sono state lasciate da parte, per diversi motivi: per una questione etica, legata al rischio di estinzione del cervo himalayano fonte del muschio o dello zibetto africano, per ragioni economiche legate all’elevato costo di approvvigionamento come nel caso dell’ambra grigia e infine per un cambio nei gusti dei consumatori verso odori più light.

I trend negli ultimi anni

Negli anni ‘90 e ‘2000 erano incentrati per lo più sull’affermarsi delle note marine e delle note gourmand, con il concetto di multisensorialità, hanno lasciato le note animali in secondo piano, fino ai giorni nostri dove la presenza di equivalenti sintetici di molti sentori animali ha fatto si che questi odori tornassero di moda, non a caso un anno dopo alla riscoperta del cuoio, che ha forse preparato il consumatore a questo dirty trend.

Capolavori della profumeria come Chanel n°5, Kouros, Aramis devono il loro successo anche al sapiente utilizzo di alcune note animali e come ha recentemente affermato il profumiere tedesco Ullrich Lang avvertiamo la necessità di tornare a sentire l’odore della nostra pelle ed è terribilmente erotico annusare qualcosa di ‘sporcò sulla nostra pelle.

Costus

Di grande attualità è ritornato l’olio essenziale di costus, affascinante nota animale con una sfumatura cuoio ben definita, molto utilizzato negli eau de toilette fino agli anni ‘70. Il costus è la radice di un’erba alta, botanicamente nota come Saussurea, originaria dell’India, e in Cina viene utilizzato come ingrediente principale nei bastoncini da bruciare. Per il processo di estrazione le radici dell’erba vengono lasciate a macerare in acqua calda e poi successivamente si procede a una procedura di distillazione in corrente di vapore e a una successiva estrazione con alcol etilico della miscela ottenuta che ci porta a ottenere l’olio essenziale di costus e come sottoprodotti avremo anche la concreta e l’assoluta di questa importante radice. I costituenti principali di questo olio essenziale sono dei lattoni sesquiterpenici, il 50% dei quali composto da costus lattone e costunolide; altri terpeni come cariofilleni e selinene oltre ad acidi oleici e iononi. L’aspetto è quello di un liquido giallo chiaro o scuro a seconda dei raccolti e olfattivamente la componente legnosa si fonde a nuances cuoiate, animali e muschiate, che lo rendono anche un ottimo fissativo per le fragranze. La sua nota si sposa benissimo con i legni come sandalo, patchouly, vetiver e con resine come l’opoponax e la mirra. Ai giorni nostri il costus è bandito dall’IFRA e al suo posto si utilizza un ottimo analogo sintetico, il Costus Olifacc.

Profumeria di nicchia

Materie prime come il costus trovano un grandissimo utilizzo soprattutto nella profumeria di nicchia, un magnifico esempio si può trovare nella creazione unisex Tellus della casa francese Liquides Imaginaires realizzata dal naso francese Nadege Le Garzantec (Givaudan). Lanciata nel 2015 questa fragranza fa parte di una trilogia chiamata Les Eaux Arborantes che racconta il potere della natura e la sua forza magica. Tellus è l’interpretazione olfattiva delle radici fortemente ancorate al suolo e il viaggio verso la profondità della terra viene reso attraverso il carattere legnoso-terroso del profumo, ricco anche di sentori umidi e animali con piccoli tocchi verdi. Proprio il costus è un elemento essenziale di questa composizione poiché al suo interno raggruppa tutte queste sensazioni e viene sapientemente dosato nella fragranza in accordo con il legno patchouly e con il legno di cisto.

Ancora una volta restiamo sbalorditi di fronte alle mille vie che la profumeria può percorrere spaziando attraverso mondi diametralmente opposti che riescono però, ormai da secoli, a conquistare i consumatori talvolta innovando e a volte riprendendo sentieri ormai abbandonati e reinterprentandoli in chiave moderna.

Bibliografia

– Rise of the animalic, The New Dirty Trend – Fragrance rewiev on Fragrantica Edition, Miguel Matos.

– Fenaroli ‘S Handbook of flavor ingredients, G. Fenaroli.

 

di Luca Ilorini, chimico cosmetologo