Contratti di Fiume: in azione per la sostenibilità ambientale

Contratti di Fiume Il Contratto di Fiume (CdF) è un accordo di partenariato tra soggetti pubblici, privati e della società civile che hanno responsabilità nella gestione e nell’uso delle acque, nella pianificazione del territorio e nella tutela dell’ambiente, in linea con gli obiettivi delineati dalle Direttive 2000/60/CE, anche nota come Direttiva Quadro sulle Acque, e 2007/60/CE sulle Alluvioni. È uno strumento volontario di programmazione strategica partecipata nel quale i soggetti che lo hanno sottoscritto propongono un programma concertato di azioni finalizzate alla riqualificazione del fiume e del suo bacino.

Come soggetti attivi sul territorio di un certo bacino fluviale, le imprese sono chiamate a partecipare ai CdF, al cui interno si trovano a collaborare con gli enti pubblici e con altri soggetti, diventando parte attiva del processo decisionale per la corretta gestione del sistema delle acque. Con questo scopo, in concertazione e in coordinamento con gli altri soggetti, le aziende possono pianificare in modo volontario misure per migliorare i propri processi produttivi.

Molti sono infatti gli aspetti su cui le imprese possono agire per ridurre l’impatto delle proprie attività sul sistema delle acque. Un concetto fondamentale è che il fiume non consiste solo nelle strette pertinenze del suo alveo e delle sue sponde, ma va considerato nell’intero territorio del suo bacino, che è poi il livello al quale si riscontrano le principali problematiche legate al degrado del sistema fluviale: dall’inquinamento delle acque, al rischio idraulico, al dissesto idrogeologico, alla perdita di biodiversità. Tutte le attività produttive, di conseguenza, in ragione della loro appartenenza a un bacino fluviale sono di fatto coinvolte negli aspetti gestionali da cui dipende il miglioramento o il peggioramento del sistema ambientale e territoriale.

Il Team tecnico Contratti di Fiume costituito presso ERSAF, che in Lombardia è l’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste, elenca alcuni ambiti di intervento. «Nelle aree in cui l’uso del suolo è prevalentemente produttivo, sarebbe importante abbattere le concentrazioni di inquinanti negli scarichi anche sotto i limiti di legge per garantire una qualità accettabile delle acque a valle degli scarichi – evidenzia Alessandra Gelmini, membro del Team CdF di Ersaf. -Infatti, l’effetto di diluizione del fiume, di cui la normativa tiene conto per stabilire i limiti massimi di carichi inquinanti, risulta insufficiente quando a livello di bacino gli scarichi sono eccessivi per l’elevato numero delle attività produttive, soprattutto per corsi d’acqua con ridotta portata». Nell’ambito dei CdF grande attenzione è inoltre data alla qualità degli scarichi, che parte dalle materie prime in uso nei cicli produttivi. La sostituzione con materie prime a bassa persistenza e/o biodegradabili risulta «un’attività di ricerca volta all’eco innovazione che -osserva Gelmini -può avere ricadute molto interessanti sulla competitività delle imprese. Obiettivi di riduzione degli inquinanti a partire dalla scelta delle materie prime sono per esempio nell’agenda dell’industria tessile con il programma Zero Discharge Hazard Chemicals, nell’ambito del quale in provincia di Como si stanno definendo Linee Guida con un lavoro di concertazione fra le aziende tessili e l’ente gestore del locale depuratore». L’utilizzo di materie prime biodegradabili nei prodotti di consumo ha ricadute ancora più importanti quando si tratta di prodotti da risciacquo come cosmetici e detergenti per la casa, continua Gelmini «ai cui residui è ancora oggi imputabile una parte rilevante dell’inquinamento delle acque superficiali».

Dario Kian

Un altro ambito in cui la concertazione degli interventi risulta necessaria è la gestione delle sponde. «Per competenza sono demaniali –evidenzia Dario Kian, coordinatore del Team CdF di Ersaf -ma spesso vengono interessate da usi, manufatti e scarichi di impianti privati, con un frequente scarico di responsabilità in caso di danni. La cooperazione nell’ambito dei Contratti di Fiume ne rende più efficace la gestione e attua interventi mirati, efficaci ed ecologicamente sostenibili volti alla loro rinaturalizzazione, al fine di prevenire disastri ambientali che ricadrebbero sia sui privati sia sulla collettività».

Tra gli interventi che possono migliorare la struttura e la funzionalità dei bacini fluviali, spesso supportati da finanziamenti pubblici, sono infine da annoverare le piantumazioni di alberature, aree verdi, siepi che, quando sono diffuse sul territorio, anche nelle aree produttive, favoriscono la biodiversità, la connettività ecologica e contrastano il dissesto idrogeologico.

di Elena Perani