Fattori influenzanti le misure di SPF in vitro

SPF

La valutazione in vitro dell’SPF è ancora un problema a causa della mancanza di ripetibilità e correlazione tra i dati in vitro e in vivo e, per questo motivo, molti autori stanno attualmente lavorando per sviluppare un metodo internazionalmente armonizzato. Molto recentemente, l’uso di diversi ingredienti «coadiuvanti» nelle formulazioni, quali booster, antiossidanti, immunomodulatori, solventi e ingredienti che formano film, hanno ulteriormente complicato il modello di riferimento. Lo scopo di questo studio era quello di capire se un metodo semplice e economico in vitro possa essere ottimizzato per fornire misure di SPF sia statisticamente ripetibili sia predittive. Nel lavoro è stato valutato l’SPF di 75 formulazioni, tramite i metodi di due laboratori (A e B), utilizzando substrati diversi (PMMA e nastro chirurgico Transpore®), quantità di prodotto e spettrofotometri; anche valutando se altri parametri che caratterizzano il prodotto (categoria SPF, filtro e texture) potessero rappresentare variabili staticamente significative e potessero influenzare le misure. Inoltre, per 11 prodotti le misure in vitro sono state confrontate con quelle in vivo, al fine di determinare la predittività dei metodi in vitro. Nello studio sono stati riscontrati diversi problemi che hanno confermato la debolezza delle procedure in vitro, anche se, per esempio, la categoria SPF, i filtri e la struttura non hanno influenzato in modo significativo i risultati. I migliori risultati complessivi sono stati ottenuti con il metodo B2 che in termini di ripetibilità e predittività ha fornito risultati statisticamente migliori. Il metodo A con nastro Transpore® ha mostrato una migliore correlazione in vitro-in vivo rispetto al metodo B con le piastre PMMA. Nel presente lavoro è stata dimostrata la possibilità di ottenere uno standard abbastanza riproducibile all’interno dello stesso laboratorio, tuttavia è estremamente difficile sviluppare metodi riproducibili, e altrettanto affidabili, in diversi laboratori, e ciò risulta probabilmente dovuto a «variabili esterne» (ad es. ambiente, operatore) che sono difficili da controllare.
International Journal of Cosmetic Science – Volume39, Issue3; Pages310-319 (2017)

di C. Lacapra e S.Rum