Identità italiana

Fantastic Design or art element for your projectsLa profumeria artistica italiana ha personalità e contenuti per parlare al pubblico interessato a creazioni olfattive uniche che, sempre più numeroso, cerca nel profumo la tensione estetica e le emozioni dell’arte. È il 1533, Caterina de’ Medici sposa Enrico d’Orleans, futuro re di Francia, e si trasferisce alla corte francese dove, più avanti alla morte di Francesco I, diventerà regina. Nata a Firenze, riceve un’educazione raffinatissima a Roma, presso la corte papale. Il suo ruolo in Francia non fu solo politico, a lei infatti si attribuisce l’introduzione nella corte francese delle ricercatezze della cucina medicea, dell’uso della forchetta nonché della consuetudine tutta italiana all’uso dei profumi. A questa personalità sofisticata e audace si ispira la neonata Associazione Caterina della profumeria artistica italiana. Un modo per affermare la paternità italiana di uno dei più celebrati simboli della tradizione francese? Ce ne parla la presidentessa Stefania Giannino.

Quali spinte hanno portato i produttori della profumeria artistica a costituirsi in associazione?
Essendo aziende molto piccole che fondano il proprio business sulla creatività abbiamo più motivi di dialogo che di competizione. Incontrandoci agli eventi di settore abbiamo condiviso una visione della profumeria artistica italiana e, soprattutto, la constatazione che è necessario lavorare per promuoverne la conoscenza e il riconoscimento proprio del valore artistico, laddove il mercato e la fama della profumeria artistica hanno come principale riferimento la Francia. La terminologia della profumeria è francese; mancano in Italia una scuola di riferimento e una fragrance society, invece presenti in altri paesi. La necessità di avviare un salto soprattutto culturale è un aspetto su cui siamo molto uniti e motivati, che rappresenta quindi il cuore del nostro lavoro e del nostro messaggio. Infatti la profumeria artistica vuole porsi non tanto come una branca della cosmetica, ma come una rappresentazione di mondi, quindi come una vera e propria forma d’arte.

Non siete quindi un’associazione di categoria…
Il nostro scopo non è dare alle aziende supporto nel campo tecnico-normativo, dove già abbiamo autorevoli e validi referenti. Il fatto di esserci riuniti in associazione contribuirà, però, a creare per la profumeria artistica quella massa critica che, lavorando insieme ad analoghe organizzazioni in Europa, ci permetterà di essere maggiormente ascoltati nelle discussioni sull’evoluzione normativa, per esempio sulle restrizioni all’uso di alcuni tipi di materie prime. Ci siamo comunque organizzati con uno Statuto e con organi associativi, tra cui un Comitato per la valutazione delle richieste di associazione, secondo criteri di creatività e di strategia a lungo termine di approccio al mercato.

Che obiettivi si propone l’Associazione Caterina?
Abbiamo capito che l’accento da porsi sulla profumeria artistica italiana deve essere innanzitutto di supporto alle creazioni affinché durino nel tempo: troppo spesso abbiamo visto che intuizioni di grande interesse creativo sono andate perdute per la mancanza di un sistema che le sostenesse a livello di immagine e marketing. Creare questo sistema significa innanzitutto coinvolgere tutti i marchi della profumeria artistica su questo obiettivo, anche quelli che al momento brillano di luce propria. L’Associazione quindi sta lavorando con attenzione proprio per diventare un riferimento per tutti. La profumeria italiana ha bisogno di una identità propria e riconoscibile: Caterina vuole costruirla con il contributo di tutti gli attori.

 Stefania Giannino
Stefania Giannino

Intorno a quali valori costruirete questa identità e con quali priorità lavorerete?
I punti sarebbero molti. Uno dei principali dovrebbe essere quello di creare un percorso formativo di livello post-universitario sulle tecniche formulative. Nella situazione italiana, tuttavia, al momento questo obiettivo è prematuro. Oggi la priorità è accendere i riflettori sulla profumeria italiana e sui suoi protagonisti. A questo scopo vogliamo organizzare una serie di iniziative culturali. In particolare, stiamo lavorando a una installazione che parli della profumeria artistica, da realizzarsi in collaborazione con un curatore scelto nel campo dell’arte contemporanea. I contenuti saranno in parte didattici e in parte artistici, con un percorso che muova dalla storia della profumeria italiana come introduzione a un’opera artistica che presenti una o più creazioni olfattive e che potrà cambiare di anno in anno o a seconda delle sedi espositive. L’intenzione è infatti quella di gestire una mostra itinerante, che viaggi in Italia e all’estero.

Perché la cornice dell’arte contemporanea?
Vogliamo catturare l’attenzione con un gesto eclatante e il gesto artistico ci sembra il più adatto. Ci sembra interessante essere veicolati attraverso un linguaggio diverso dal nostro ma a noi affine, anche per poter raggiungere un pubblico allargato, potenzialmente interessato all’arte nelle sue diverse espressioni. E poi perché l’Italia è il paese delle belle arti. C’è una forte attinenza fra la creazione olfattiva e le installazioni d’arte. La profumeria italiana ha in sé importanti contenuti: una «signature» artistica ci sembra un buon modo per comunicarli. Quello che non vogliamo è creare il solito evento olfattivo, ormai inflazionato e comunque lontano da un concept artistico. Lo scopo ultimo è arrivare al cuore di quei consumatori che cercano nel profumo qualcosa di non convenzionale, far loro capire che lo possono trovare anche in Italia.

Vi aspettate di trovare un pubblico in grado di seguire la profumeria artistica?
Il consumatore oggi vuole provare emozioni nuove e soprattutto sentirsi unico. E questo linguaggio delle emozioni è connaturato alla profumeria artistica, si tratta di avvicinarsi, proporsi al consumatore. Rispetto ad altri paesi, l’Italia ha già un pubblico, e un mercato, molto più sensibile e sofisticato. Lo dimostra il fatto che proprio in Italia si organizzano fiere di settore di portata internazionale aperte anche al pubblico, oltre che agli addetti. Un pubblico evoluto, che rifiuta l’omologazione del grande brand e apprezza l’unicità della creazione artistica, costretto a rivolgersi all’estero perché alla profumeria artistica italiana manca l’immagine.

Un pubblico raffinato richiede anche presentazioni non convenzionali. L’Associazione intende valorizzare anche un certo tipo di artigianalità italiana?
L’orientamento di questo mercato di nicchia è rivolto a presentazioni che siano frutto di una ricerca. Come associazione, riteniamo che la filiera che ruota intorno alle creazioni possa contribuire a valorizzare questa immagine di italianità che noi vogliamo costruire. L’Italia è depositaria di uno straordinario sapere artigiano, nel mondo delle materie prime e del packaging: piccole produzioni essenziere, vetro, tessuti, pelle, gioielli, filigrana, carta. Il contatto con un certo tipo di artigianalità rientra nei nostri obiettivi. Sempre con l’attenzione a produzioni di pregio artigiano, che affondino le radici in una tradizione del saper fare ancora molto viva nel nostro paese e che trova forme espressive che guardano all’arte. Non escludo iniziative, collaborazioni e sinergie con realtà artigiane di eccellenza come anche con un certo tipo di realtà della distribuzione, che si spendono per promuovere la profumeria artistica, nella realizzazione di eventi culturali.

UN SCUOLA ITALIANA DI PROFUMERIA?
«È un dato di fatto che oggi il giovane che aspirasse a diventare un naso o un esperto di profumeria incontra, in Italia, l’ostacolo della mancanza di una scuola –commenta Stefania Giannino. – I nasi italiani si sono formati con percorsi vari, in parte da autodidatti in parte nelle scuole francesi. Questa situazione toglie opportunità a potenziali talenti e immagine alla nostra profumeria artistica. Inoltre, lo sviluppo dei settori della moda e del food, dove brand esclusivi vogliono costruire proprie fragranze e marchi olfattivi, non trova in Italia le professionalità in grado di sviluppare questi progetti. Credo che l’iniziativa dovrebbe partire da un polo universitario con storica tradizione cosmetica, che possa raccogliere intorno a sé le numerose esperienze di formazione che proprio in questa fase si stanno moltiplicando. Solo all’interno dell’università è infatti possibile creare un idoneo percorso formativo tecnico-scientifico specialistico, a cui è comunque fondamentale affiancare un apprendistato pratico, in parte a fianco dei nasi e in parte nelle aziende produttrici, per imparare sia le raffinatezze della tecnica formulativa sia la fondamentale arte di relazionarsi con il cliente. Caterina e i suoi associati sono pronti a dare il proprio contributo per questo importante obiettivo».

di E. Perani