In partnership per un’espansione globale

Motivazione e strategia del matrimonio industriale fra i primi due attori del terzismo cosmetico italiano. Una posizione di leadership mondiale nel B2B cosmetico, un’offerta produttiva che si estende a tutte le categorie di prodotto, circa 700 milioni di euro di fatturato previsto per fine anno, 5.000 dipendenti in 15 stabilimenti nel mondo: è ciò che diventa Intercos Group in seguito all’acquisizione, siglata lo scorso 3 agosto dopo una lunga trattativa, dell’intero capitale sociale di Cosmint, realtà italiana del terzismo cosmetico che con 140 milioni di euro di fatturato era seconda per dimensioni solo alla stessa Intercos e che da vent’anni è attiva nella produzione di hair, skin e body care. Abbiamo sentito Decio Masu, presidente di Cosmint, il giorno dopo il closing dell’operazione.

Quali spinte vi hanno portato a questa acquisizione?
È stata una scelta di natura industriale e strategica. I rispettivi business dei nostri due gruppi sono complementari: Intercos fa soprattutto colore e in minor misura skin care, quest’ultimo principalmente attraverso la sua consociata svizzera; Cosmint fa tutto il resto, praticamente senza sovrapposizioni. Quello che abbiamo creato è una vera e propria beauty powerhouse, leader mondiale per capacità e qualità produttive. La forza di questo accordo è di essere una operazione industriale e non una manovra soltanto finanziaria, quindi con una importante valenza strategica in termini di sviluppo produttivo, un aspetto molto importante anche per i nostri clienti. Per questo con Dario Ferrari abbiamo creduto fortemente in questa partnership. Volendo infatti espandere il nostro business, abbiamo preferito intraprendere un’operazione di aggregazione industriale e prevedere il possibile ingresso della mia famiglia nel capitale sociale di Intercos con una partecipazione di minoranza. Io stesso, dal giorno successivo al closing, sono diventato membro del Consiglio di Amministrazione di Intercos Spa.

Decio Masu

Che tipo di espansione strategica avete in programma?
Attraverso i rispettivi stabilimenti e i centri di ricerca presenti in Italia ed Europa, in Cina e Corea, negli Stati Uniti e in Sudamerica, e grazie anche al know-how reciproco, saremo in grado di operare a livello globale praticamente in tutti i segmenti del mercato cosmetico. Gli stabilimenti di Intercos nel mondo avranno l’opportunità di ampliare le loro linee produttive alle produzioni hair care e body care, con l’idea di servire i mercati locali, soprattutto i più distanti. In questa logica, mio figlio Alessandro avrà un importante incarico a livello corporate per promuovere l’innovazione e la produzione dei segmenti hair e body care, in cui Cosmint è specializzata, un’area finora non presidiata da Intercos. In linea di principio, comunque, tutto ciò che conviene fare in Italia lo faremo in Italia, questo perché il livello tecnologico e qualitativo di Cosmint è molto elevato: difficile competere con noi sul rapporto qualità /costi delle produzioni, mentre la competizione è soprattutto sui costi logistici, che crescono con la distanza fino ad annullare spesso il vantaggio manifatturiero. È inevitabile: chi vuole operare nel mondo deve avere siti produttivi opportunamente ubicati. La nostra espansione in Polonia, con l’entità produttiva avviata qualche anno fa, aveva l’obiettivo di essere competitivi sui mercati dell’Europa Centrale, non di una mera delocalizzazione produttiva.

Quanto alla ricerca e sviluppo?
L’attività dei rispettivi centri di ricerca italiani rimarrà invariata. Intercos ha poi diversi centri di ricerca nel mondo, come quello recentemente avviato in Corea. La scienza cosmetica è infatti avanzatissima in Asia e proprio dalla Corea si originano le tendenze più avanguardistiche, con prodotti di elevato valore tecnologico e innovativo per la cosmesi bianca.
Cosmint certamente potrà imparare molto sui processi innovativi, su cui Intercos ha un’esperienza di quarant’anni, mentre la nostra realtà ha maturato una cultura della supply chain e del servizio che ha pochi eguali e che oggi è a disposizione del gruppo. Anche da questo punto di vista siamo complementari.

Come hanno reagito i vostri clienti e cosa si dovranno aspettare?
Le reazioni sono state estremamente positive. Posso dirlo per constatazione diretta, in quanto li ho tutti personalmente sentiti all’indomani del closing. Tutti hanno riconosciuto il grande valore della cultura innovatrice di Intercos e il grande valore della cultura del servizio di Cosmint che, grazie a questa aggregazione, non potranno che offrire rilevanti vantaggi ai clienti.

Come verrà riorganizzata Cosmint sul piano gestionale?
Cosmint rimarrà un’azienda operativamente indipendente, controllata dal sistema di corporate governance di Intercos Group per quanto riguarda la parte strategica e finanziaria. La gestione rimarrà nelle mani della famiglia Masu: io continuerò a rivestire la carica di presidente, mio figlio Massimiliano sarà l’amministratore delegato, mio figlio Alessandro sarà il vicepresidente per l’area Commerciale-marketing e Innovazione e supervisione funzionale delle operations di Cosmint, con anche l’incarico a livello corporate nell’area Innovazione ‘non color’. Inoltre, non ci saranno cambiamenti nell’attuale compagine del management, per una totale continuità manageriale.

Ci saranno ristrutturazioni?
Per effetto di questa aggregazione Cosmint non vedrà riorganizzazioni interne significative né riduzioni del personale, coerentemente con gli scopi dell’operazione, che riguardano l’espansione del business. Rimane una realtà solida e altamente competitiva, un risultato che deve anche alle proprie competenze interne. Produrre beni per la cura della persona su vasta scala non è semplice in un contesto fortemente concorrenziale. Questo vale in particolare per i prodotti che hanno margini ridotti, come quelli destinati al mass market. Bisogna essere veramente attrezzati e saper gestire con efficienza la tecnologia. Per far funzionare i nostri impianti, dotati di macchinari altamente evoluti, servono persone di elevatissimo contenuto professionale, con alto livello di scolarizzazione e formazione, che rappresentano a tutti gli effetti una importante risorsa di Cosmint.

Come vede il futuro del business in Italia?
In questo momento posso solo parlare per Cosmint. Noi intendiamo continuare a espanderci sul mercato italiano ed europeo. Dall’Italia, infatti, serviamo molte delle piazze europee. Vogliamo crescere in Italia, tanto che stiamo pianificando la costruzione di un ulteriore magazzino automatico. Nell’ultimo quinquennio abbiamo investito nell’azienda più di 40 milioni, capitali ingenti per una realtà delle dimensioni di Cosmint, che hanno tempi di rientro non immediati. Il budget di investimenti già approvato per il 2018 supera i 10 milioni. In particolare, faremo passi importanti sul fronte dell’innovazione. A livello di strategia, la parte di contract manufacturing non cambia per Cosmint né per Intercos. Nel medio termine, contiamo di crescere ulteriormente nel campo dell’innovazione, anche in funzione del portafoglio clienti di Intercos.

INTERCOS GROUP REALTÀ DINAMICA
L’acquisizione di Cosmint rientra nel quadro di una fase molto dinamica di Intercos Group. Gli ultimi due anni hanno visto in particolare una espansione in Corea del Sud, con l’acquisizione del 20% di Hana, che fa packaging innovativo, e soprattutto con l’avvio, all’inizio del 2017, del nuovo polo produttivo Shinsegae Intercos Korea con centro di ricerca in area skin care, nel distretto di Osan. L’anno si è aperto per Intercos all’insegna di un altro importante risultato in Cina, con la sigla di un accordo con il distretto di Fengxian a Shanghai per lo sviluppo di una Beauty Valley che dovrebbe coinvolgere anche alcune università italiane per la parte di ricerca, oltre che centri di ricerca cinesi, secondo un’idea di internazionalizzazione che mette al centro esigenze e concept di prodotto specifici per ciascun mercato.
Poco dopo il perfezionamento dell’acquisizione di Cosmint, Intercos Group stringe un’altra partnership, lo scorso 4 agosto, questa volta di natura finanziaria, con il fondo canadese Ontario Teachers’ Pension Plan, che ne rileva la quota del 20,6%, ampliando la compagine azionaria di Intercos Group che già annovera, con una quota del 33,7%, il fondo statunitense Catterton, mentre il controllo rimane nelle mani di Dario Ferrari e della sua famiglia.

di E.Perani