Potenzialità per l’export cosmetico italiano

Box Made in ItalyL’export cosmetico italiano crescerà entro il 2016 dell’11,5%, secondo le previsioni del Centro Studi di Cosmetica Italia, un risultato significativo anche in rapporto all’incremento visto nel 2015, pari al 14,3%. Ci sono spazi di miglioramento? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Schirone di Prometeia, che ha realizzato uno studio per Cosmetica Italia. «L’incremento pari al 14,3% dell’export 2015, che consente all’Italia di consolidare il quinto posto nel ranking mondiale delle esportazioni di cosmesi è un dato molto positivo. Le performance della cosmetica sono peraltro di molto superiori al +2,7% registrato complessivamente dalle esportazioni del Made in Italy per la persona. Questo risultato va confrontato, tuttavia, con l’andamento del commercio mondiale di cosmetici nel 2015, cresciuto del 13%. La performance dell’export cosmetico italiano è stata quindi solo leggermente superiore alla media del mercato. Ci sono inoltre mercati prospetticamente molto dinamici in termini di import di cosmetici, dove la crescita tendenziale del nostro export – prevista dai modelli econometrici – potrebbe essere significativamente inferiore al potenziale. Per esempio, per Cina, Hong Kong, Sud Korea, Singapore e Giappone è prevista una forte crescita delle importazioni cosmetiche entro il 2018: si tratta di piazze di notevoli dimensioni in cui il prodotto italiano ha ampie possibilità di crescita; ma anche negli Stati Uniti, già ben presidiati dalle aziende cosmetiche italiane, ci sono opportunità potenziali che vanno al di là di quelle che le aziende italiane stanno effettivamente cogliendo. Discorsi analoghi si possono estendere anche in mercati più piccoli e «vicini», come Marocco ed Egitto».
Prometeia ha quantificato tutte queste opportunità in circa 170 milioni di euro di extra-export (corrispondenti al 4,5% del fatturato estero del 2015), in aggiunta ai circa 480 già previsti in termini di crescita tendenziale delle vendite estere di cosmetici italiani all’orizzonte 2018, precisa Schirone. «In sintesi –prosegue l’esperto, -riuscire a ‘tenere il ritmò della crescita attesa sui mercati più dinamici consentirebbe di fare un ulteriore passo avanti sul fronte dell’internazionalizzazione, raggiungendo un sostanziale equilibrio fra vendite domestiche e vendite estere e riducendo ulteriormente il gap di propensione all’export che ancora separa la cosmesi dal sistema moda Made in Italy (dove il rapporto export/fatturato è del 60%)».

Giuseppe Schirone
Giuseppe Schirone

Le importazioni di cosmetici sono in aumento in tutte le macroaree del mondo, ma ovunque aumenta la quota di importazioni intra-regione: opportunità o difficoltà per i player italiani?
Le importazioni risulteranno ovunque in crescita nel triennio 2017-2019 –conferma Schiorne, -anche se non con le dinamiche booming del 2015 (+13%). Questo fenomeno difficilmente si replicherà, la crescita dell’import mondiale mediamente sarà del 6-7%, trainata dall’Asia (+9-11,7%). Nel 2015, oltre il 60% delle importazioni in Asia erano da altri paesi asiatici: quello dei commerci intra-area è un trend in aumento in tutto il mondo: i luoghi di produzione si avvicinano a quelli di commercializzazione. Chi può investe nel creare stabilimenti produttivi prossimi ai mercati di interesse. Questo tipo di internazionalizzazione richiede, oltre ai capitali, risorse umane e modelli di governance a cui molte aziende italiane faticano ad adeguarsi». In realtà il settore cosmetico italiano può contare su molte ottime carte da giocare. «Dal punto di vista della capacità finanziaria –osserva Schirone considerando per performance del settore cosmetico analizzate dall’indagine di Prometeia, -le aziende sono poco indebitate, con un indicatore di leverage che è la metà della media del manifatturiero, quindi una possibilità di accesso a capitali di terzi che è notevolissima; in più dispone anche di capitali propri, considerando che ha una capacità di autofinanziamento di 2,7 volte superiore alla media del comparto del Made in Italy per la persona. In definitiva, come già abbiamo osservato negli scorsi anni, il settore cosmetico continua a essere padrone del proprio futuro, una caratteristica che pochi comparti del Made in Italy, e più in generale del manifatturiero, possono vantare.

di E. Perani