L’uso di conigli per indagare l’irritazione cutanea è stato abbandonato da tempo, soprattutto a causa della sofferenza che dava. Varie altrenative sono state sviluppate negli anni: una delle più recenti utilizza un epitelio di cornea umana ricostruita in 3D (RhCEs).
Il test con questo tessuto può essere rinforzato se vi si accosta l’analisi di alcuni biomarcatori, tra cui alcuni lipidi. Un recente studio, comparso su Toxicology in Vitro, illustra il modello MCTT HCE™ RhCE. Prima di tutto i ricercatori hanno selezionato sostanze irritanti che rappresentassero le tre possibili categorie: anionica, cationica e non-ionica.
La scelta è caduta rispettivamente su sodium lauryl sulfate, benzalkonium chloride e triton X-100.
La linea cellulare è stata trattata con gli irritanti e quindi si è analizzato con l’uso del colorante fluorescente Nile Red lo stato dei lipidi della cornea. Lipidi, acidi grassi liberi e ceramidi rilasciati dalla cornea sono stati quantificati.
Tra le 44 specie di lipidi, la C24:1Cer è stata rilasciata a seguito del trattamento con tutte e tre le sostanze in quantità direttamente correlata alla dose.
Inoltre, uno studio genetico ha stabilito che il contatto con questi irritanti ha downregolato l’espressione dei geni che trascrivono per gli enzimi stearolCoA desaturasi ed elongasi 1. Lo studio suggerisce che i lipidi e i geni correlati possono essere usati come biomarker nei test di irritazione oculare.
Miri Lee, Kyung-Mi Joo et al. Nervonoylceramide (C24:1Cer), a lipid biomarker for ocular irritants released from the 3D reconstructed human cornea-like epithelium, MCTT HCE™. Toxicology in Vitro. Volume 47 (pgg 94-102). marzo 2018. Doi: https://doi.org/10.1016/j.tiv.2017.11.008
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0887233317303600?via%3Dihub
di S.Somaré
