Un’alleanza che cresce e che fa crescere

apertura1Si intensifica anche al Sud la collaborazione fra università e imprese cosmetiche: nuovo master in Puglia per le scienze dei prodotti cosmetici a suggellare uno scambio che migliora la ricerca e produce innovazione. Tassello mancante: il finanziamento pubblico. Lo sviluppo dell’industria cosmetica è legato al grado di preparazione degli addetti, che beneficia delle proposte formative delle università, come i master di secondo livello nelle scienze cosmetologiche. Il panorama italiano in quest’area si arricchisce dell’offerta del Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi di Bari, che ha avviato il Master in Scienze dei prodotti cosmetici, giunto alla seconda edizione. Il Master, primo in Puglia per la cosmetologia, è coordinato da Massimo Franco, professore di Tecnologia farmaceutica che segue anche i corsi di formulazione cosmetica destinati agli studenti di Farmacia e CTF.

A quali aree si rivolge l’attività di ricerca in cosmetologia del suo gruppo?
All’interno del Dipartimento di Scienze del Farmaco, siamo un gruppo di ricerca in Tecnologia farmaceutica e, ormai da anni, siamo attenti alla ricerca applicata alla cosmetica. La nostra esperienza ha avuto inizio rispondendo alla richiesta di alcune aziende cosmetiche che ci hanno coinvolto in progetti finalizzati al problem solving nell’ambito della formulazione nel personal care: deodoranti e antitraspiranti, introduzione di nuovi ingredienti nelle formule, formulazione di prodotti antiaging con ingredienti funzionali, introduzione di vettori come i liposomi.

Avete riscontrato interesse da parte delle aziende per le figure specializzate formate dal Master in Scienze dei prodotti cosmetici?
Il Master è nato anche di concerto con realtà industriali locali e nazionali. Diverse aziende collaborano attivamente alla sua realizzazione, supportando parte della didattica con l’invio di propri esperti, per trasmettere l’esperienza e il saper fare industriale, e mettendo a disposizione laboratori per le esercitazioni pratiche. Molte aziende, inoltre, si sono rese disponibili ad accogliere gli specializzandi per il tirocinio formativo finale. Si è creato intorno a questa iniziativa un network molto efficace, che porta alla formazione di figure specializzate davvero in grado di dare un contributo professionale rilevante.

Il rapporto fra università e impresa sta cambiando…
Oggi c’è una maggiore apertura dell’università ai rapporti con l’impresa rispetto anche solo a vent’anni fa. Per quanto la situazione del Sud sia più difficile, per via di un panorama industriale meno capillarmente sviluppato che nel Centro-Nord, l’apertura al territorio si sta verificando. Questo costituisce certamente un impulso per la ricerca applicativa, mentre la ricerca di base continua a languire per la mancanza di fondi. Pochissime imprese, infatti, hanno la possibilità e la lungimiranza di investire nella ricerca di base, che dovrebbe essere supportata dai fondi pubblici, invece ormai praticamente inesistenti. In questo quadro diventa difficile garantire livelli elevati di innovazione. Il rapporto che si sta creando tra università e impresa è comunque un fatto molto positivo: le aziende si rivolgono all’università per cercare soluzioni ai problemi di sviluppo dei prodotti. Questo crea le basi necessarie per quel trasferimento tecnologico che nel nostro paese è ancora faticoso, ma su cui è vitale lavorare. Fare rete con le imprese aiuta l’università in termini di fondi e a essere più efficace nel proprio fondamentale ruolo di supporto scientifico e innovativo allo sviluppo del territorio.

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Prof. Massimo Franco

Quali sono gli aspetti cruciali per supportare la ricerca, da un lato, e, dall’altro, il trasferimento tecnologico?
L’università non manca solo di fondi finalizzati ai progetti di ricerca. Il progressivo drammatico taglio dei finanziamenti si fa sentire a tutti i livelli, a partire dalla presenza delle figure professionali necessarie. Già a livello della didattica abbiamo fortissime carenze di personale. La didattica dovrebbe essere affidata ai professori. È una grande responsabilità nonché un’attività molto dispendiosa in termini di tempo, soprattutto nelle facoltà scientifiche, perché è necessario consegnare allo studente un bagaglio estremamente aggiornato, in un panorama che vede vere e proprie rivoluzioni da un anno all’altro. Un’attività completamente data per scontata e non considerata fra i criteri di valutazione dell’attività degli accademici. Oggi la carenza di personale costringe ad affidare parte dell’attività didattica ai ricercatori, che la svolgono a titolo praticamente volontaristico, sottraendo energie all’attività di ricerca. D’altra parte i professori si ritrovano spesso a svolgere funzioni amministrative che non gli competerebbero, ma a cui sono costretti per la mancanza di personale preposto: dalla parte meramente di segreteria organizzativa di corsi e orari (che spesso arriva fino all’apertura delle aule) a tutta l’attività burocratica e amministrativa legata alla gestione della ricerca, al reperimento di finanziamenti nonché al trasferimento tecnologico.

Mancano in università figure amministrative specializzate?
Le attività di trasferimento tecnologico, come anche la parte amministrativa e burocratica legata ai finanziamenti dei progetti di ricerca, necessiterebbe di personale specializzato perché richiede competenze specifiche. Non basta un’idea innovativa per conseguire un brevetto, c’è un lavoro burocratico per ottenerlo e poi per gestirlo, altrimenti è solo un costo. Analogamente metterlo sul mercato o sfruttarlo commercialmente, non possono essere attività portate avanti in toto dai singoli docenti o dai gruppi di ricerca. Lo stesso vale per concorrere ai finanziamenti internazionali: personale tecnico e amministrativo esperto dovrebbe essere affiancato ai gruppi di ricerca per seguire i bandi, per coadiuvare i docenti nella stesura dei progetti, per affrontare le parti burocratiche e la rendicontazione. Troppo spesso, infatti, i progetti di ricerca vengono respinti per vizi formali.

Che prospettive vede per l’industria cosmetica al Sud?
L’industria cosmetica e delle materie prime cosmetiche ha buone opportunità nelle nostre regioni. Solo in Puglia, una cinquantina di aziende trattano il prodotto finito a cui si aggiungono i produttori di ingredienti. Sono soprattutto aziende piccole o piccolissime, ma potranno crescere grazie alle figure qualificate, alle collaborazioni con l’università e ai contatti reciproci e lungo la filiera, migliorando la propria cultura del prodotto e attitudine all’innovazione. Tanti giovani, nelle facoltà scientifiche, si dimostrano interessati al cosmetico: lo vediamo dal riscontro che i corsi di tecnologie e formulazioni cosmetiche riscuotono fra gli studenti di Farmacia, CTF, Biologia, Chimica ecc. Non mancano, fra loro, quelli orientati a mettersi in gioco come imprenditori. Il territorio stesso costituisce un forte fattore di richiamo, con una sua ricchezza di risorse naturali e agricole, che possono entrare nel prodotto con tutto il valore aggiunto della provenienza dall’area mediterranea che, dall’ambito alimentare a quello turistico e culturale, è già così apprezzata dal pubblico.

PRIMO MASTER IN PUGLIA NELLE SCIENZE DEI PRODOTTI COSMETICI
«Scopo del Master è traferire conoscenze e competenze nell’ambito di questo settore, dal campo normativo, a quello tecnologico, controllo e valutazione dei cosmetici ecc. –spiega il coordinatore Massimo Franco, -per formare quelle figure professionali poliedriche necessarie nei diversi ruoli e livelli. L’industria richiede infatti personale specificamente formato, che possa sostenere le attività di ricerca e sviluppo e quelle legate ai controlli, anche in risposta al Regolamento 1223/2009, che ha introdotto la figura del valutatore della sicurezza; inoltre, anche in area marketing la conoscenza tecnico-scientifica del cosmetico è vantaggiosa. Ci sono poi gli organismi pubblici, preposti alla sorveglianza del mercato, che hanno bisogno di professionisti specializzati per effettuare i controlli sui prodotti cosmetici. Infine, da non sottovalutare, è la preparazione specialistica che questo master può fornire ai laureati in Farmacia: il futuro farmacista dovrebbe avere una conoscenza più completa dei cosmetici, a supporto del suggerimento che spesso il cittadino richiede, su prodotti sempre più venduti in farmacia».

 

di E. Perani