Un’analisi pone a confronto le caratteristiche fisico-chimiche di quattro filler dermici a base di acido polilattico di produttori differenti, disponibili sul mercato
I filler dermici o riempitivi hanno una ricca storia che abbraccia oltre un secolo. Grazie alla capacità di ripristinare il volume e correggere le rughe del viso, hanno guadagnato crescente attenzione nel campo della medicina estetica.
Negli ultimi due decenni hanno, inoltre, acquisito una grande popolarità associata al successo dello sviluppo di materiali biocompatibili, capaci di garantire un’efficacia prolungata con rischi minimi di complicanze.
Filler dermici: un identikit
I riempitivi sono simili per composizione. Possono, tuttavia, possedere microstruttura e caratteristiche molecolari diverse, che a loro volta ne influenzano il profilo di biodegradazione.
In virtù della biodegradabilità, possono essere classificati in temporanei, permanenti e semipermanenti. I filler dermici sono categorizzati anche in base alle loro componenti primarie, che comprendono collagene, acido ialuronico, acido polilattico (PLA), poli(ε-caprolattone), idrossiapatite di calcio, polimetilmetacrilato, poliacrilammide e cellule di grasso autologo.
Acido polilattico per riempitivi bio
L’acido polilattico (PLA) biocompatibile e biodegradabile ha recentemente suscitato interesse tra i cosmetologi, che si stanno sempre più focalizzando sullo studio di riempitivi biodegradabili a base di tale polimero.
Il principale meccanismo d’azione dei filler composti da PLA risiede nella capacità di stimolare la produzione di nuovo collagene attraverso una moderata risposta tissutale.
I riempitivi costituiti da PLA comprendono tipicamente una miscela di microparticelle di PLA e componenti ausiliari, quali sodio carbossimetilcellulosa (Na-CMC) e mannitolo.
La degradazione del PLA procede attraverso la scissione dei legami esterei nella catena principale del polimero, indotta dall’idrolisi dovuta all’assorbimento di acqua in microparticelle.
La rapidità con cui questo processo si verifica dipende principalmente dalla composizione e dal peso molecolare del polimero.
Il profilo di degradazione del riempitivo determina la velocità di formazione dell’acido lattico, che può a sua volta influenzare l’attività dei fibroblasti nella sintesi del collagene.
Filler dermici a confronto
Lo studio in questione, pubblicato su Cosmetics 2023, presenta i risultati di un’indagine sulle proprietà fisico-chimiche di quattro filler dermici di produttori differenti, disponibili in commercio.
Nello specifico, sono state determinate le caratteristiche molecolari e supramolecolari dell’acido polilattico (rapporto isomero L/D, peso molecolare, grado di cristallinità), la morfologia e la dimensione delle microparticelle di PLA.
I risultati
Le valutazioni della degradazione idrolitica nel tampone fosfato hanno rivelato differenze nella velocità di riduzione del peso molecolare del polimero. I dati ottenuti risultano importanti per l’analisi e l’interpretazione dei risultati degli studi biologici e degli esiti clinici dei filler dermici a base di PLA.
Potrebbero, dunque, aprire la strada alla comprensione dell’effetto delle peculiarità del polimero sulla risposta dei tessuti e sulla sintesi del collagene, nonché allo sviluppo di filler dermici di nuova generazione più sicuri ed efficaci.
Sedush NG, Kalinin KT, Azarkevich PN, Gorskaya AA. “Physicochemical Characteristics and Hydrolytic Degradation of Polylactic Acid Dermal Fillers: A Comparative Study”. Cosmetics. 2023; 10(4):110. https://doi.org/10.3390/cosmetics10040110