Unico nel suo genere, nella sua capacità di dare un odore molto simile a quello del corpo umano: nel possedere queste caratteristiche uniche dei muschi, di dare persistenza e di avvolgere in modo profondo ogni altra nota della composizione.
Nel complesso e grande mondo delle note muschiate una citazione d’obbligo la merita senz’altro il muschio chetone, ormai strettamente limitato dall’IFRA, Ente regolatorio più importante nel mondo dei profumi a livello mondiale, ma rappresentante di una famiglia di materie prima tra le più utilizzate nelle composizioni di ogni tempo, dal fine fragrance al mondo della detergenza industriale, per alcune caratteristiche uniche.

Il muschio chetone è un nitromusk che si presenta come una polvere bianca di natura cristallina, fotosensibile e infatti con il tempo e l’esposizione ai raggi UV oppure all’aumentare della temperatura può assumere colorazioni tendenti al giallo più o meno intense.
Inoltre, è un prodotto estremamente difficile da solubilizzare sia in solventi di natura glicolica sia in alcol etilico e si dimostra perfettamente solubile in tali condizioni solo a concentrazioni basse.

A seguito delle forti limitazioni all’impiego di questa materia prima decise dall’IFRA, può infatti essere utilizzato solo se la percentuale di muschio xylene al suo interno è minore dello 0,1%, è diventata prassi per le più grandi fragrance houses mondiali ricercare dei possibili sostituti del muschio chetone, utilizzando le apparecchiature gas-cromatografiche e il naso del “profumiere” per ricreare possibili alternative, spesso però rappresentate da un collage poco riuscito di diverse note muschiata che non è in grado di replicare l’odore del muschio chetone, e qualora lo fosse ne necessita un’introduzione in quantitativi due/tre volte superiori allo stesso.
Una volta scoperti casualmente a fine 1800 dal genio di Alber Baur, impegnato nel tentativo di trovare un esplosivo simile alla nitroglicerina, questi nitromusk hanno dominato per anni la scena della profumeria prima di essere banditi a causa della loro neuro e fototossicità.

La sensualità e la capacità avvolgente della nota muschiata di muschio chetone sono caratteristiche uniche e difficilmente replicabili, annusando una mouillette spruzzata in un vecchio edt degli anni ‘70 il muschio chetone è la classica nota che rimane sulla cartina per giorni e può essere riconosciuta in maniera univoca dalla stragrande maggioranza dei nasi in circolazione.
Il profumo più famoso che ha visto l’utilizzo del muschio chetone in formula è senz’altro Chanel N°5, dove venne scelto come materia prima che per la sua straordinaria capacità di mimare l’odore del muschio tonkino. Anche nel mondo medio-orientale vi sono molte profumazioni caratterizzate dalla presenza del muschio chetone, soprattutto nelle copie di grandi prodotti del passato, dove la concentrazione di muschio chetone rimane davvero significativa sfruttando un’area del mondo dove il disciplinare IFRA, soprattutto in molte creazioni del fine fragrance, non viene seguito alla lettera ma a comandare è l’aspetto prettamente artistico della composizione.

di L. Ilorini