Come in passato il settore cosmetico si sta dimostrando resiliente piĂą ancora che resistente e a darne testimonianza è stata di nuovo l’indagine congiunturale presentata il 17 settembre da Cosmetica Italia al convegno inaugurale della Milano Beauty Week nella sede di Assolombarda.Â
Il clima di scarsa fiducia da parte delle famiglie ha inciso sui consumi e costretto il Centro Studi dell’associazione a rivedere almeno parzialmente al ribasso le sue previsioni precedenti. Tuttavia il volume d’affari del beauty dovrebbe segnare a fine anno una crescita del 5,1% posizionandosi a quota 17,4 miliardi di euro e ha tutte le carte in regola per guadagnare un ulteriore 6,1% nel 2026.
PiĂą forti delle barriere
Così come si è soffermata sull’impatto che il costo del danaro sta sortendo sugli acquisti nel nostro Paese, Cosmetica Italia non ha negato che l’influsso delle politiche protezionistiche potrebbe farsi più pesante soprattutto lungo l’ultimo trimestre del 2025.
Sino a oggi anche le esportazioni hanno potuto godere di venti favorevoli e puntano a chiudere l’annata con un incremento di fatturato del 7% e un valore pari a 8,5 miliardi di euro. Non meno incoraggianti sono le proiezioni per il 2026 quando il business è atteso ad accrescersi di altri 8,5 punti percentuali.
Lo sguardo si è quindi concentrato sull’andamento dei canali di vendita: quelli professionali hanno registrato un +3%, che li riavvicina ai numeri tipici del periodo precedente la pandemia, e quelli tradizionali un sonoro +3,4%.
Profumeria ed e-commerce stanno veleggiando al di sopra delle medie (+5,8% e +9% rispettivi) e contano di farlo anche il prossimo anno crescendo nell’ordine del 5,3 e dell’11%. Allineata quasi perfettamente alla media è la farmacia, che promette di archiviare un +3,3% a dicembre per poi dirigersi verso quota +3,8%. L’impressione è perciò che in un momento quanto mai difficile il cosmetico si stia riconfermando un bene essenziale e i dati sui consumi interni ne danno la prova.
Cambiano le abitudini, restano i consumi
Rispetto al 2024 le vendite domestiche dovrebbero salire del 3,7% totalizzando 13,9 miliardi e la loro performance è spinta dalla capacità dimostrata dai brand e dai canali di assicurare inediti modelli esperienziali nei punti vendita che ben si accompagnano alla classica ritualità delle routine. Ne guadagnano le strategie di fidelizzazione, specie quando fra consumatori e produttori si crea un clima di piena comunanza di valori e perciò di identificazione.
Ciascun canale riveste in tutto ciò un suo ruolo: alle farmacie sono attribuite idealmente delle prerogative tipicamente consulenziali. La naturalità , o la connotazione naturale, rappresenta immancabilmente il plus delle erboristerie.
Non ultimo, fra gli elementi chiave dell’ininterrotto successo del made in Italy della bellezza c’è la solidità delle partnership strette fra le imprese che partecipano alla filiera produttiva e commerciale.
In vista di un’ottimale gestione delle relazioni e dei flussi di prodotti e informazioni un’azienda su quattro fra le interpellate da Cosmetica Italia per la Congiunturale di settembre (con cifre a preconsuntivo) ha dichiarato d’aver cambiato, pro tempore o per sempre, i suoi fornitori esteri.
L’aria è quella del reshoring, ovvero di una rilocalizzazione delle attività o quantomeno dei rapporti di partnership. Circa il 50% dei player che hanno valutato un cambio di fornitore in via temporanea o definitiva lo ha sostituito con un omologo europeo: la quota è di uno su tre per i partner asiatici.
Lombardia sotto i riflettori
I dati preconsuntivi dell’Indagine congiunturale di Cosmetica Italia hanno posto sotto i riflettori il ruolo di driver del settore della manifattura della Lombardia.
Qui opera il 53,8% delle realtà della bellezza e cura della persona e il loro peso sul volume d’affari complessivo è oltre il 66%. Porta targa lombarda l’80% del business dei terzisti; lavora qui il 52,5% degli addetti su scala nazionale: sono 231 mila, impegnati fra produzione, ricerca e sviluppo, tecnologia, design.
Non c’è dubbio che l’industria italiana della Cosmetica stia come altre facendo i conti con le tante complicazioni del quadro geopolitico a cominciare dalle incertezze generate dai dazi statunitensi e dall’inasprirsi ogni dove dei conflitti oltre che dalle dinamiche penalizzanti dell’inflazione.