Il terzismo è un autentico fiore all’occhiello dell’industria cosmetica italiana con un fatturato di oltre 2 miliardi di euro in gran parte dovuti all’esportazione, il che valorizza il nostro Made in Italy.

All’inizio degli anni ’70, io ne sono stato testimone, le aziende cosmetiche italiane tendevano a produrre in casa tutti i prodotti che avevano a listino e il contoterzista si limitava a collaborare con i brand quando la produzione interna non riusciva a stare dietro alle richieste del mercato o non era in grado di produrre determinati articoli, in particolare in ambito make-up o prodotti speciali per capelli.

Il terzista italiano illuminato sin d’allora aveva capito che, per crescere, doveva convincere il cliente che avrebbe avuto tutta la convenienza a far produrre fuori dall’azienda sia dal punto economico sia da quello della qualità di prodotti sempre innovativi.

Sono nati così, in breve tempo, dei colossi con alti fatturati conosciuti in tutto il mondo grazie agli investimenti in Ricerca e Sviluppo, tecnologie innovative e impianti di produzione e di confezionamento sempre all’avanguardia. Queste armi li hanno fatti crescere in stima in Italia e tanto all’Estero.

Tutto ciò non certo o solo per la competitività, ma, soprattutto, per la qualità dei prodotti studiati interamente all’interno di laboratori modernissimi con personale altamente specializzato che ha permesso loro di essere apprezzati da clienti anche di larga fama.

Ora occorre non accontentarsi dei successi ottenuti, ma guardare avanti investendo in digitalizzazione, elemento che deve diventare compagno di viaggio per il progresso aziendale assieme a personale di alta specializzazione informatica come hanno puntualizzando tutti i partecipanti all’ interessante inchiesta che trovate all’interno di questa rivista.

Bisogna spingere, quindi, sulla digitalizzazione, che permette la raccolta, lo scambio e l’elaborazione di informazioni tra tutti i reparti aziendali, da quelli di produzione ai magazzini e gli uffici, il che migliorerebbe l’efficienza ed eviterebbe eventuali errori.

Di fronte a una clientela che diventa sempre più esigente in termini di richieste con tempi spesso troppo stretti e prodotti sempre in trend, il terzista deve trovare degli spazi che dimostrino la sua alta competenza nella pianificazione proprio grazie alla digitalizzazione.

È scontato che occorre avere il punto di forza nella R&D e nella competenza totale su tutti gli aspetti regolatori. È giusto anche creare dei rapporti stretti con le università che possono portare all’industria scienza e cultura.

Altro argomento che deve stare a cuore a tutti è pensare seriamente a proteggere il pianeta non solo eliminando gli sprechi di energia, ma, anzi producendosela in proprio e, soprattutto, creare prodotti realmente ecosostenibili a cominciare dal packaging.

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