ZnO e penetrazione cutanea

beach items on a sunny pile of sand
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L’ossido di zinco (ZnO) è frequentemente utilizzato nelle formulazioni commerciali per la protezione solare; ultimamente è stata sollevata una preoccupazione circa la misura in cui queste particelle di ZnO (sia micronizzate sia nanoparticelle) possano penetrare nella pelle, e la loro risultante tossicità. Questo lavoro ha esplorato la penetrazione cutanea epiteliale umana dell’ossido di zinco e degli ioni zinco che possono potenzialmente formarsi dopo l’applicazione di nanoparticelle di ZnO sull’epidermide umana. Tre formulazioni di nanoparticelle di ZnO sono stati testate: una sospensione in olio, formulazione di base comunemente usata nei prodotti solari disponibili in commercio; una sospensione acquosa a pH 6, simile al pH della superficie della pelle naturale; e una sospensione acquosa a pH 9, pH al quale lo ZnO è stabile e non vi è minimo deterioramento pH indotto dell’integrità epidermica. In ogni caso, per tutte le formulazioni, lo ZnO non è risultato penetrare nell’epidermide vitale intatta, ma è stato misurato un maggiore aumento del segnale di fluorescenza dello ione zinco nello strato corneo e nell’epidermide vitale. La massima fluorescenza è stata riscontrata per la sospensione di ZnO a pH 6. Si conclude che, mentre topicamente applicato, lo ZnO non penetra nell’epidermide vitale, queste applicazioni possono essere associate a idrolisi dello ZnO sulla superficie della pelle, portando a un aumento dei livelli di ioni zinco nello strato corneo, quindi nell’epidermide vitale e successivamente nella circolazione sistemica e nell’urina.
ACS Nano. 2016 Feb 23;10(2):1810-9

di Chiara Lacapra e Silvia Rum