Quasi in chiusura dell’evento di presentazione del Rapporto annuale 2024 di Cosmetica Italia, la vicepresidente di Confindustria con delega alla Transizione ambientale e Obiettivi ESG Lara Ponti, numero due del colosso novarese dell’aceto, ha raccontato un aneddoto quanto mai significativo. Ponti ha ricordato quando in occasione di una missione di volontariato nella Sarajevo dilaniata dalla guerra civile le donne chiedessero, oltre naturalmente all’essenziale per vivere, dei rossetti. È l’esempio di come la cosmetica possa risultare foriera di benessere anche nelle circostanze più tragiche.

Dal make-up, in una circostanza tanto drammatica, esse parevano trarre forza e ragioni per reagire e resistere. I prodotti per la bellezza – e ormai tout court per il well-being – sono dunque a pieno titolo da considerarsi indispensabili per la vita di un numero crescente di consumatori. A sottolinearne l’imprescindibilità è stato più d’uno dei relatori intervenuti all’assemblea dell’Associazione nazionale delle imprese cosmetiche organizzata lunedì 24 giugno a Milano.

La bellezza mette tutti d’accordo

Lo hanno fatto il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, e naturalmente il senatore e manager di settore Renato Ancorotti, fondatore di Ancorotti Cosmetics; il presidente associativo (riconfermato) Benedetto Lavino e il responsabile del Centro Studi Gian Andrea Positano. Con loro anche altri esponenti del mondo della politica quali la neoeletta parlamentare europea Elena Donazzan, l’assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia Guido Guidesi, Simona Flavia Malpezzi, componente della Commissione politiche Ue del Senato, e Luigi Marattin, componente della Commissione Bilancio della Camera. Hanno visioni contrapposte pressoché su tutto, ma sono d’accordo sul ruolo di traino che l’industria della cosmesi riveste per l’intera economia nazionale. Dinanzi a sé essa ha sfide impegnative che Lavino ha opportunamente rammentato auspicando la massima collaborazione fra stakeholder e istituzioni in nome dello sviluppo: dalla transizione verde all’energia e dalle politiche fiscali alla formazione. Su questo Cosmetica Italia intende impegnarsi promuovendo il dialogo fra le parti, anche perché l’accesso al «bene essenziale» sia garantito a tutti.

La locomotiva italiana

«La cosmetica – ha osservato dal canto suo il senatore Ancorotti – è uno dei fiori all’occhiello del made in Italy e merita grande attenzione. Il settore ha sempre superato tutte le crisi, compresa quella della pandemia, quando è riuscita a dimostrare tutta la sua importanza e tutto il suo valore sociale».

«Un’industria sana e dinamica che fa bene al Paese» è quella italiana del beauty & personal care secondo Lavino; e sono i numeri presentati dal responsabile del Centro Studi di Cosmetica Italia Gian Andrea Positano a darne conferma. Nel 2023 il suo fatturato totale ha superato i 15,1 miliardi di euro, in crescita del 13,8% rispetto al 2022. Positive anche le stime per il 2024 che lo vedono crescere ulteriormente del 10% nel confronto col 2023.

Le esportazioni rappresentano oltre il 46% del volume d’affari e, in particolare, nel 2023 hanno superato i 7 miliardi di euro, oltre 20 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente; per il 2024 le stime segnalano ancora un andamento positivo (+12%).

Questi risultati consentono di inquadrare livelli record per la bilancia commerciale (rapporto export-import) che nel 2023 ha superato i 4 miliardi con un incremento di oltre 870 milioni rispetto al 2022.

L’indispensabilità del cosmetico, bene essenziale, è stata ribadita dall’andamento positivo dei consumi nel mercato italiano, che nel 2023 hanno superato quota 12,5 miliardi con un trend positivo del 9,4% sul 2022. Considerando la ripartizione dei consumi nei canali distributivi, è stato possibile leggere un’evoluzione delle abitudini di acquisto dei consumatori nel periodo preso in considerazione.

Da un canale all’altro

La grande distribuzione è restata il canale con la quota più consistente dei consumi interni (circa 42%) con un valore da più di 5,2 miliardi di euro, mentre la profumeria ha consolidato la seconda posizione (20,2%) per un valore dei consumi di oltre 2,5 miliardi di euro. Al terzo posto la farmacia (16,7%) con quasi 2,1 miliardi di euro.

L’e-commerce, in accelerazione sin dai primi lockdown, ha più che raddoppiato il valore dal 2019, arrivando a coprire nel 2023 l’8,9% dei consumi cosmetici degli italiani per 1,1 miliardi di euro. Seguono l’acconciatura (4,7% per 589 milioni di euro) e l’erboristeria (3,4%) per un valore di 423 milioni.

Le vendite dirette hanno inciso sui consumi per il 2,8% e sono valse 352 milioni di euro; l’estetica per l’1,6% (207 milioni). Nel paniere di consumo i prodotti cosmetici per la cura viso (16,4%), la cura corpo (15,1%) e la profumeria alcolica (14%) sono rimasti trainanti in termini di peso sul totale degli acquisti nei canali tradizionali.

Analizzando invece le variazioni percentuali tra 2023 e 2022, le dinamiche più interessanti si sono potute registrare nell’ambito dei prodotti per il trucco viso (+20%) e per il trucco labbra (+14,6%).

«Si consolidano fenomeni trasversali al comparto cosmetico come la digitalizzazione, sia negli investimenti in termini di comunicazione, sia a livello produttivo. Le imprese si muovono anche nell’ottica dell’evoluzione Industria 5.0, che ottimizza, come la più recente Intelligenza Artificiale, processi d’azienda legati alla logistica, al CRM (Customer relationship management) e all’offerta sempre più evoluta di prodotti cosmetici», ha commentato Gian Andrea Positano, responsabile del Centro Studi di Cosmetica Italia.