Un’analisi esplora i progressi nell’affrontare l’instabilità allo stoccaggio dell’acido cogico attraverso lo sviluppo di vari derivati, con l’obiettivo di incrementarne la stabilità e la permeabilità e ridurne la tossicità

Da qualche anno a questa parte, la ricerca di agenti depigmentanti cutanei, da impiegare in formulazioni cosmetiche, si è indirizzata sempre più verso materie prime alternative efficaci, prive di effetti tossici e non irritanti.

Ne è un esempio l‘acido cogico (KA), un composto naturale noto per le proprietà schiarenti e antibatteriche, che si è guadagnato l’attenzione del comparto cosmetico per il trattamento dell’iperpigmentazione.  La sensibilità a luce e calore e le proprietà ossidative labili ne limitano, tuttavia, la stabilità durante la conservazione e, di conseguenza, l’applicazione in ambito cosmetico.

Per risolvere questa criticità e migliorarne l’efficacia, sono stati sviluppati diversi derivati dell’acido cogico modificando il gruppo idrossile C-7, ad esempio attraverso l’esterificazione, la formazione di idrossi-fenil etere, la glicosilazione o l’incorporazione in derivati di amminoacidi o tripeptidi.

L’acido cogico dipalmitato (KDP), un derivato dell’estere palmitico dell’acido cogico, è risultato molto interessante in virtù delle maggiori stabilità e permeabilità e della bassa tossicità.

Tale composto si distingue dagli altri derivati per una caratteristica unica: viene sintetizzato nelle cellule della cute attraverso un processo di esterificazione in situ, che comporta il rilascio di acido cogico.

Lo studio

Il presente lavoro, pubblicato su Cosmetics, esplora i progressi nell’affrontare l’instabilità allo stoccaggio dell’acido cogico attraverso lo sviluppo di vari derivati, facendo leva sulla modifica del gruppo ossidrile C-7, con l’obiettivo di incrementarne la stabilità e la permeabilità e ridurne la tossicità.

Tra i derivati, l’acido cogico dipalmitato si è distinto per i notevoli miglioramenti in termini di stabilità, permeabilità e bassa tossicità. I recenti sviluppi ne indicano pertanto un promettente utilizzo cosmetico.

Sono state indagate formulazioni basate sulla nanotecnologia che incorporano l’acido cogico dipalmitato, inclusi nanosomi, nanocreme, emulsioni multiple, liposomi, nanoparticelle lipidiche solide (SLN), etosomi e nanoemulsioni.

Tre brevetti e sette sistemi di delivery dell’ingrediente in questione sottolineano ulteriormente l’importanza dei nanosistemi per una sua veicolazione efficiente.

Le conclusioni

Nonostante il crescente interesse dei ricercatori, la letteratura sull’acido cogico dipalmitato rimane limitata.

Lo studio soprariportato mira a colmare questa lacuna fornendo approfondimenti sul processo di sintesi, sulle proprietà fisico-chimiche, sulle modalità di preparazione, sulle diverse applicazioni cosmetiche e sulle recenti formulazioni nanotecnologiche.

In virtù dei dati raccolti, l’utilizzo di questo ingrediente in prodotti cosmetici sembra promettente, soprattutto in sistemi basati sule nanotecnologie.

In aggiunta, il potenziale dell’acido cogico dipalmitato può essere notevolmente potenziato mediante combinazione strategica con altri principi attivi complementari.

Il suo potenziale futuro risiede pertanto nella capacità di sinergizzare con una vasta gamma di altri composti attivi. I giusti accostamenti consentiranno lo sviluppo di formulazioni skincare avanzate, capaci non solo di fronteggiare le problematiche di pigmentazione, ma anche di offrire un approccio olistico al benessere cutaneo, per soddisfare al meglio le diverse esigenze dei consumatori.

Ayuhastuti A, Syah ISK, Megantara S, Chaerunisaa AY; Nanotechnology-Enhanced Cosmetic Application of Kojic Acid Dipalmitate, a Kojic Acid Derivate with Improved Properties; Cosmetics. 2024; 11(1):21. https://doi.org/10.3390/cosmetics11010021