La Psoralea corylifolia è una pianta ampiamente conosciuta, in particolare tra le popolazioni cinesi e indiane, per la sua distribuzione geografica naturale.
Considerati i decenni di uso etnobotanico e la diversa composizione chimica, alla P. corylifolia sono state attribuite molteplici proprietà.
Assieme al rinomato psoralene, il bakuchiol (BAK) è considerato uno dei suoi costituenti principali. Dal punto di vista chimico, si tratta di un meroterpene composto da un anello aromatico e da una lunga catena idrocarburica che ne influenza negativamente la solubilità in acqua. Vanta proprietà fisico-chimiche specifiche, responsabili delle principali attività biologiche.
La review
Il presente lavoro, pubblicato su Phytochemistry Reviews, prende in esame le proprietà fisico-chimiche, le fonti naturali, le vie di sintesi, la bioattività, i sistemi di nanodelivery cutaneo, le preoccupazioni normative e tossicologiche del bakuchiol.
Nello specifico, in primo luogo è evidenziata l’esistenza di un promettente metodo green per l’isolamento di questo ingrediente e sono descritte le principali attività cutanee trovate in letteratura.
La revisione procede poi sviscerando i vantaggi correlati all’impiego dei sistemi di nanodelivery, quali la diminuzione della tossicità cutanea e il prolungamento del tempo di rilascio, con conseguenti riduzione della dose e incremento della capacità di fornire il bakuchiol agli strati più profondi della pelle.
Termina con un focus sulle preoccupazioni normative e tossicologiche e con uno sguardo alle prospettive future.
Le conclusioni
Per quanto riguarda l’isolamento del bakuchiol, tra i metodi chimici nessuno spicca per le prestazioni. Le procedure esistenti potrebbero pertanto essere migliorate, soprattutto nell’ottica della sostenibilità.
In virtù dei dati raccolti, la materia prima in questione si configura come valida alternativa al retinolo, ma senza gli effetti avversi a questo associati, anche negli individui con pelle sensibile.
Vanta, inoltre, promettenti peculiarità antiossidanti, antinfiammatorie e depigmentanti, oltre alle preziose attività antibatterica e antifungina contro C. guilliermondii, MRSA (Staphylococcus aureus resistente alla meticillina), S. epidermidis e C. acnes.
I meccanismi d’azione del bakuchiol richiedono, tuttavia, ulteriori chiarimenti. Per quanto riguarda la tecnologia di rilascio cutaneo, i sistemi descritti sembrano validi nel superare le caratteristiche limitanti del bakuchiol, in primis volatilità, idrofobicità, viscosità e suscettibilità alla degradazione.
Sfruttare al meglio i nanosistemi consente di aumentarne la biodisponibilità e di rafforzarne il potenziale dermatologico, favorendone l’incorporazione in creme, gel, lozioni o altre formulazioni cosmetiche.
Dal momento che le metodiche alternative conosciute sono ancora scarse, la ricerca futura dovrebbe però focalizzarsi su altri sistemi di somministrazione.
Una sfida aggiuntiva consisterà nel saggiare l’esistenza di un legame tra il tipo di nanodelivery e l’uso cosmetico del bakuchiol, per un utilizzo il più possibile personalizzato.
Valutare e controllare i rischi dei nanosistemi è fondamentale. Poiché la maggior parte degli studi tossicologici in vitro è incentrata solo su una linea cellulare e non riproduce la realtà nell’uomo, per misurare con precisione la tossicità sono auspicabili nuovi studi clinici. Da ultimo, sarà essenziale indagare in modo più accurato l’ecotossicità dei sistemi di nanodelivery del bakuchiol.
Mascarenhas-Melo F., Ribeiro M.M., Kahkesh K.H. et al.; Comprehensive review of the skin use of bakuchiol: physicochemical properties, sources, bioactivities, nanotechnology delivery systems, regulatory and toxicological concerns. Phytochem Rev (2024). https://doi.org/10.1007/s11101-024-09926-y