Desideri, appaganti rimembranze, piccoli viaggi, narrazioni a portata di dito e di rapida propagazione. Il profumo e il rito del profumarsi come vezzo o come salutare gesto ricreante. Ineffabile unzione che richiama antiche fumigazioni rituali, personali preparazioni di marcazione identificativa del nostro essere. Il sex appeal dell’inorganico non richiama né miasmi né odori ma paradossalmente le narrazioni che sono la quintessenza dell’artificiale. Trasferiscono sensazioni olfattive in cui la memoria e la fantasia si confondono. Vittorio Marchis, nel libro Aromatica, si domanda «che cosa ci promette il futuro? Una codificazione informale degli stimoli olfattivi sarebbe il primo passo verso una nuova trasmissione di segnali che avvicinerebbe il virtuale al reale: ma che cosa è virtuale, che cosa è reale? «Il languido artificio realistico di un Aldeide C11 che emula e simula molteplici rimandi restituendo note di reale sembianze, fiorite parvenze, rapide, inconsuete mescolanze di fumoso artificio. Artificio gustoso e vorticoso di codificazioni multiple tra famigliare ed inedito. Strutture olfattive che inglobano note e sentori inediti, sprezzanti di ogni accezione. La capacità di trascendere e dividere tra reale e virtuale presta alla profumeria nuovi visioni che trasformano l’artificio da copia del reale a pura e inaudita espressione. Odori fantastici che confondono con note pure di naturale espressione, liberando libere associazioni. La virtualità e la presunta realtà coinvolgono la nostra connessione in una sottile e rapido perdimento sinestetico. Incandescenti estasi di vortici inesplorati e odori dermici. Fluttuanti zattere alla deriva della conoscenza olfattiva.
Storia e odori
Come gli Unguenta Exotica del mondo Romano dove oli conosciuti venivano miscelati ad altri esotici, di difficile riconoscibilità per destare sensazioni libere, slegate da meccanismi semantici. Essenza di rosa, spalato, calamo, zafferano, henné, giunco e zenzero, abilmente colorati con cinabro e venduto sotto il nome Rhodinon; è forse il profumo più antico e il primo a essere commercializzato su larga scala nell’Impero. ll Crocinum, profumo allo zafferano divenne il più diffuso nelle palestre e nei Ginnasi per le sue proprietà neuro stimolanti, purificatrici e medicamentose. L’impero importava oli odorosi, resine sublimi ed esportava Ampullae Vitreae che vennero ideate e prodotte proprio per contenere miscele odorose di assoluta raffinatezza. Forme pure, funzionalmente create per contenere miscele preziose e aiutare nel rito dell’olfazione. Nel mondo persiano il profumo funge da ponte ideale tra il mondo umano e quello divino; è ispiratore di poeti e accende l’eros. Congiunge visioni divinatorie a terrene emozioni. Orchestra componimenti poetici amplificandone l’esaltazione. Nella cultura egizia il profumo incarna sacralità, è il legame sacrificale col mondo ultraterreno. Tra le composizioni olfattive più rinomate ci sono Mendesium a base di cannella, l’Egyptium che alla cannella affianca calamo e mirra e il Qamdi a base di giglio. Mirabili creazioni diffuse per soddisfare il piacere dei mortali, preparazioni di Sacerdoti nate per uso sacrificale e concesse al commercio. La civiltà araba ha un’importanza capitale nel collegare commercialmente e culturalmente il mondo orientale con quello occidentale, oggi come allora, contribuendo allo scambio di sostanze e suggestioni odorose.
Di profumo o d’essere
Essenze in rapidi sviluppi evolutivi, spiragli tenui tra le sembianze e l’essere più autentico. Strutture olfattive compiute che aggiungono sfaccettature alla personalità e completano il quotidiano divenire. Il profumo è materia assolutamente esperienzale, richiede ascolto e percezione sensoriale abilitata. Debilita la forma ma innalza l’essere e la sua univoca determinazione. Nella creazione e nella successiva valutazione i parametri sono molteplici ma il giudizio di piacevolezza o meno è capitale. I creatori, Nasi, Profumieri o Compositori Olfattivi procedono in un processo creativo attraverso una serie di sublimazioni e digressioni di pensiero. Sottili rimandi e bit emozionali. Francis Kurkdjian in una intervista per The Fragrance Foundation ha affermato che: «una delle mie preoccupazioni, quando creo un profumo, è quello di dare un senso di umanità; un soffio. Come quando guardi sculture greche classiche di marmo: si sente che respirano». Un respiro intenso carico di vissuto, di millenni di umane sembianze di stridule alchimie. Sensazioni lampanti, fulgide che pervadono, colpiscono e invadono. L’apparato di sensazioni che sprigiona un profumo è ineluttabile. Fatale e inesorabile senza alcun plausibile contenimento. Sono strumenti di conforto, concentrazioni di potere sottile, persuadono e condizionano comportamenti e stati d’animo. Antoine Lie afferma «vorrei poter catturare olfattivamente l’effetto del Prozac o di altro antidepressivo sul nostro cervello per dare al mondo la possibilità di essere meno stressati, più felici e sereni solo per inalazione senza effetti collaterali». Questa è la sfida per la profumeria nella creazione più alta per quella nuova dimensione Humanity 2.0 che trascende la chimica in aspetti evolutivi e che respira a pieni polmoni nature molteplici in uno slancio di umana sublimazione.
di A. Graziani, Fragrance Designer