Un’analisi esplora le metodologie di estrazione e purificazione dell’esperidina ottenuta dalla buccia d’arancia, nonché le principali aree di applicazione in ambito cosmetico

Tra gli agrumi, le arance sono uno dei frutti più prodotti e consumati nel mondo.
Dai processi agroindustriali derivano però grandi quantità di sottoprodotti.

Si stima infatti che dal 45% al 50% della frutta venga scartata. Tali residui sono, tuttavia, estremamente abbondanti in composti fenolici, che possono essere estratti, purificati e successivamente applicati come ingredienti sostenibili nello sviluppo di formulazioni cosmetiche in un’ottica di economia circolare.

Esperidina: un identikit

Un flavonoide altamente presente in diversi agrumi, in particolare nelle bucce d’arancia, è l’esperidina. Si tratta di una sostanza scoperta per la prima volta nel 1872 dal chimico francese Lebreton e inizialmente chiamata “vitamina P”.

Questo flavonoide è strutturalmente definito da un aglicone noto come “esperetina”, che lega ad esso una porzione 6-O-α-L-ramnosil-D-glucosio in posizione 7 tramite un legame glicosidico.

L’esperidina è considerata un composto di estremo interesse in ambito cosmetico. Vanta infatti un’ampia gamma di proprietà potenzialmente preziose per la pelle, tra cui attività antiossidanti, fotoprotettive, antinfiammatorie e antibatteriche.

È stata, inoltre, riscontrata una concentrazione di esperidina maggiore nelle bucce d’arancia rispetto al succo o ai semi. Una sua estrazione dalle bucce ottenute come scarti agroalimentari può, pertanto, portare alla formulazione di cosmetici di alto valore aggiunto.

Esperidina per i cosmetici: lo studio

Il presente lavoro, pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences, esplora le metodologie di estrazione e purificazione dell’esperidina ottenuta dalla buccia d’arancia, nonché le principali aree di applicazione in ambito beauty.

Nello specifico, viene discusso un suo utilizzo in prodotti antietà e per il miglioramento della barriera cutanea, nel contrastare i danni indotti dalle radiazioni ultraviolette (UV), nel trattare le condizioni di iperpigmentazione e depigmentazione, nella guarigione delle ferite e in caso di alcune patologie cutanee.

La novità del paper risiede nella copertura completa delle promettenti applicazioni skincare dell’esperidina, dimostrando al tempo stesso il suo potenziale come ingrediente sostenibile da un approccio di economia circolare.

Le conclusioni

Lo studio delinea l’evoluzione e le tendenze attuali dei metodi di estrazione e delle bioattività dell’esperidina dalle bucce d’arancia ottenute durante i processi di lavorazione agroindustriale.

Oltre ad esplorare le potenzialità cosmetiche di tale composto, può implementare la diffusione di un’etica di riduzione dei rifiuti mediante la valorizzazione delle bucce degli agrumi.

Rodrigues CV, Pintado M; Hesperidin from Orange Peel as a Promising Skincare Bioactive: An Overview; International Journal of Molecular Sciences. 2024; 25(3):1890. https://doi.org/10.3390/ijms25031890