I cambiamenti cutanei associati all’avanzare dell’età derivano dalla combinazione di diversi fattori intrinseci ed estrinseci. I primi sono la conseguenza del processo d’invecchiamento generale, mentre i secondi comprendono inquinamento atmosferico, esposizione ai raggi ultravioletti (UV), dieta e fumo.
Per dimostrare gli effetti antiage dei cosmetici sono disponibili varie metodiche: dai test su volontari condotti con prodotti finiti, ai metodi in vitro impiegati per la scoperta di nuovi ingredienti. Questi ultimi includono attività anti-collagenasi, anti-elastasi e anti-ialuronidasi, insieme a tecniche che utilizzano cellule della pelle o modelli 3D.
Sebbene questi sistemi siano riconosciuti e ampiamente utilizzati, mancano di standardizzazione.
Armonizzare le analisi in vitro: la revisione
Negli ultimi anni, il numero di studi sull’applicabilità dei diversi ingredienti, in genere di origine naturale, per i cosmetici antiage è aumentato significativamente. Le strategie in vitro per dimostrarne l’effetto antinvecchiamento sono numerose.
Il presente lavoro, pubblicato su Cosmetics, prende in esame le caratteristiche e le varianti dei metodi in vitro impiegati per la valutazione degli ingredienti cosmetici antiage.
Nello specifico, dopo un breve focus sull’invecchiamento cutaneo, la revisione offre una panoramica sulle procedure basate sulla capacità antiossidante, sull’inibizione enzimatica, sulla coltura cellulare (coltura di fibroblasti e cheratinociti, modelli di pelle tridimensionale, sistemi skin-on-a-chip, espianti cutanei).
Conclusioni e sfide future
Molte delle indagini disponibili in letteratura si concentrano sulle peculiarità antiossidanti dei composti e sulla capacità di ridurre l’attività degli enzimi responsabili delle trasformazioni cutanee legate all’età.
Contrariamente alle analisi tossicologiche, che sono definite in modo più rigoroso, i metodi basati sulle potenzialità degli enzimi presentano differenze consistenti nei protocolli, poiché non esistono sistemi standardizzati.
La quantità di ricerche che utilizzano cellule è meno significativa di quelle che determinano l’inibizione enzimatica. Allo stesso modo, non esistono procedure standardizzate, con differenze nel numero di cellule seminate e nel tempo di incubazione.
La mancanza di una standardizzazione nei test basati sia su enzimi che su cellule rappresenta un ostacolo da superare per trarre conclusioni chiare e comparabili.
In conclusione, l’istituzione di metodologie standardizzate è essenziale per garantire l’affidabilità e la riproducibilità dei risultati. Il tutto diventa particolarmente importante man mano che ci si avvicina alle sperimentazioni sull’uomo, dove la coerenza nei risultati preclinici può aiutare ad evitare studi inutili o imperfetti che coinvolgono volontari.
Lo sviluppo di protocolli universalmente accettati per la valutazione delle proprietà antiage di nuovi ingredienti migliorerà la credibilità della ricerca in questo campo e faciliterà la transizione dal laboratorio alle applicazioni nel mondo reale.
Vinardell MP, Maddaleno AS, Mitjans M. Harmonizing In Vitro Techniques for Anti-Aging Cosmetic Ingredient Assessment: A Comprehensive Review. Cosmetics. 2024; 11(5):170. https://doi.org/10.3390/cosmetics11050170