Nuove forme di distribuzione e abitudini d’acquisto ridisegnano il mercato interno

(Centro Studi Cosmetica Italia)
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Un sostanziale ottimismo contraddistingue le indicazioni di chiusura del 2014 e i trend previsti per i primi mesi del 2015 fotografati dalla consueta Indagine congiunturale proposta dal Centro Studi di Cosmetica Italia, giunta alla sua ventottesima elaborazione. Nel 2014, nonostante un mercato interno ancora assopito, le industrie del settore registrano una variazione positiva della produzione (+1%), per un valore del fatturato globale di 9.370 milioni di euro: risultati che sottolineano la straordinaria capacità competitiva dell’industria cosmetica italiana e la reazione alla congiuntura negativa. Ancora una volta è la componente estera della domanda a consentire la crescita dei fatturati: seppur a ritmi meno evidenti, le esportazioni segnano a fine 2014 una crescita del 5,5%. A fine 2014 il valore globale di mercato tocca i 9.500 milioni di euro con una lieve contrazione (-1,4%) generata dalla riduzione del valore medio: si acquistano più o meno le stesse quantità, ma a prezzi più bassi. Fenomeni come la multicanalità, le nuove forme di distribuzione organizzata – monomarca in primis – la diradata frequentazione dei saloni professionali e il ricorso a nuove abitudini di acquisto come l’e-commerce e le vendite dirette caratterizzano il mercato interno degli ultimi esercizi.
Lo scostamento tra i vari canali di distribuzione vede la sofferenza dei saloni di acconciatura e di estetica. Per i primi, a fronte di un secondo semestre 2014 caratterizzato da una contrazione del 2,9%, non si attendono ulteriori flessioni per il primo semestre 2015 (-2,4%). Analogamente, i centri estetici registrano un valore di mercato vicino ai 240 milioni di euro con un’ottimistica tendenza al rallentamento dei trend negativi per i primi mesi del 2015 (-3%).

(Centro Studi Cosmetica Italia)
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La profumeria è il canale che maggiormente risente della modificazione repentina di gusti e atteggiamenti dei consumatori: anche nel secondo semestre 2014 il consumo cala del 2,5% con una contrazione media annua del 2,7%. Attesa un’ulteriore contrazione di tre punti percentuali per il primo semestre 2015, con un divario sempre più marcato tra staticità delle profumerie tradizionali e dinamiche di successo delle catene organizzate e delle piccole realtà distributive.
La grande distribuzione si conferma il più importante canale di vendita per il cosmetico con un valore prossimo ai 3.800 milioni di euro. Da evidenziare le situazioni disomogenee all’interno delle varie tipologie di distribuzione e superficie, con una tenuta particolarmente positiva degli spazi specializzati definiti “casa-toilette”. La razionalizzazione della domanda verso il canale farmacia incide sulla debole crescita dello 0,5% per il secondo semestre 2014 e sulle previsioni per i primi mesi 2015, +1%. L’erboristeria rimane uno tra i più dinamici canali tradizionali, con una crescita media annua del 2,4% e una previsione di +3% per il primo semestre 2015. Questi trend positivi sono dovuti alla crescente attenzione verso il cosmetico di “derivazione naturale”, che il consumatore cerca anche in canali non esclusivamente legati al green.

Fabio Rossello.
Fabio Rossello.

Le vendite dirette si rivelano sempre più vicine alle mutate esigenze di consumo rispetto ai canali tradizionali e registrano previsioni di chiusura annua vicine al 3%, con volumi di vendita prossimi ai 550 milioni di euro.
Ponendosi trasversalmente rispetto agli altri canali, sono di buon auspicio le indicazioni che i contoterzisti segnalano per il secondo semestre 2014, +3,5%, e le previsioni per il primo semestre 2015, +3%. «Il settore cosmetico italiano conferma la sua natura anelastica rispetto ai trend negativi, attestandosi come eccellenza manifatturiera del Made in Italy – commenta Fabio Rossello, Presidente di Cosmetica Italia – La competitività sui mercati esteri si conferma inoltre quale elemento di valore per l’industria cosmetica italiana e opportunità di crescita ormai irrinunciabile per le nostre aziende. Tale competitività è senza dubbio da attribuire al costante ricorso a investimenti in innovazione e ricerca, accanto a una capacità produttiva altamente qualificata».