Scarti agroalimentari contro il fotoinvecchiamento cutaneoPreservare il più possibile la pelle dagli inevitabili segni del tempo è diventata, da qualche anno a questa parte, una delle sfide più rilevanti del panorama cosmetico.

È stato, infatti, stimato che il mercato dei cosmetici funzionali, del quale fanno parte anche i prodotti antietà, dovrebbe raggiungere i 4,1 miliardi di dollari entro il 2026.

L’esposizione prolungata alle radiazioni solari è notoriamente tra le principali cause del fotoinvecchiamento cutaneo, un processo biologico complesso che colpisce vari strati della pelle, con danni rilevanti soprattutto a livello del tessuto connettivo del derma.

Clinicamente, il fotoinvecchiamento è caratterizzato da rughe, lassità, aspetto coriaceo, maggiore fragilità, formazione di vesciche e difficoltà di guarigione delle ferite.

Sottoprodotti dall’agricoltura

I residui agroalimentari sono attualmente considerati scarti inevitabili del settore agroindustriale da gestire dal punto di vista ambientale come rifiuti organici ammortizzati.

In seguito alla rapida diffusione del concetto di economia circolare, questi sottoprodotti sono considerati una valida e promettente fonte di preziose molecole naturali da impiegare anche nello sviluppo di cosmetici sempre più sostenibili.

Lo studio

Il presente studio pubblicato su Plants ha evidenziato le caratteristiche cliniche e istologiche della cute fotoinvecchiata, per poi fornire utili spunti sulle recenti scoperte in merito alle proprietà antiaging delle sostanze naturali.

Le linee guida della Commissione Europea sostengono il riutilizzo di diverse tipologie di biomasse e rifiuti organici, trasformando così le problematiche relative alla gestione degli scarti in opportunità economiche.

Molteplici ricerche sulle biomolecole per il trattamento del fotoinvecchiamento hanno sottolineato il notevole potenziale di chitina e lignina, biopolimeri strutturali naturali estratti dai residui alimentari ottenuti rispettivamente dai processi industriali di crostacei e canna da zucchero.

Tra i composti organici naturali che fungono da ingredienti bioattivi per applicazioni dermatologiche, una prospettiva innovativa è data dalle cosiddette sostanze umiche (HS).
Si tratta di materiali organici naturali ubiquitari presenti nel suolo, nei sedimenti e negli ambienti acquatici, che nascono dalle trasformazioni chimiche di residui organici di origine vegetale e animale, combinati con sottoprodotti microbici.

Le conclusioni

Gli antiossidanti derivanti da prodotti naturali sono particolarmente efficaci nel trattamento del fotoinvecchaimento cutaneo.

La letteratura scientifica disponibile conferma che esistono alcune sostanze naturali, quali i fenilpropanoidi e i flavonoidi, coinvolte nella prevenzione dei danni da fotoinvecchiamento.

Suggerisce, inoltre, che gli estratti umici applicati ai cheratinociti umani siano capaci di indurre un incremento generale delle citochine IL-6 e IL-1β, a sostegno dell’effetto protettivo di tali materie prime.

Parisi M, Verrillo M, Luciano MA, Caiazzo G, Quaranta M, Scognamiglio F, Di Meo V, Villani A, Cantelli M, Gallo L, et al. Use of Natural Agents and Agrifood Wastes for the Treatment of Skin Photoaging. Plants. 2023; 12(4):840. https://doi.org/10.3390/plants12040840