Uno studio europeo, cui ha partecipato anche l’Italia, ha voluto indagare cosa accade nel post validazione di un test non animale per la valutazione del rischio di sensibilizzazione cutanea: esperienze pregresse con il test in vivo LLNA raccontano infatti di sostanze che erano state valutate sicure ma poi, utilizzate in particolari condizioni, lo sono diventate. Ovviamente questo è un aspetto che deve essere preso in considerazione.
Ecco quindi che i ricercatori hanno preso 12 sostanze, di cui più della metà riconosciute come sensibilizzanti cutanei, e le hanno verificate con 4 saggi, tutti basati su modelli di pelle umana ricostruita (RHE) per ricondurre i risultati alla cute reale. Per 3 di questi test l’accuratezza predittiva si è aggirata intorno al 70%, mentre per il SensCeeTox è scesa sotto il 50%.
Lo studio rivela che i modelli RHE sono probabilmente in più utili nella valutazione della sensibilizzazione cutanea. Lo studio è open access ed è stato pubblicato sulla rivista Regulatory Toxicology and Pharmacology.
Mehling, E. Adriaens, S. Casati, B. Hubesch, A. Irizar, M. Klaric, S. Letasiova, I. Manou, B.P. Müller, E. Roggen, E. van Vliet, D. Basketter. In vitro RHE skin sensitisation assays: Applicability to challenging substances. Regulatory Toxicology and Pharmacology, Volume 108 (2019). Doi: https://doi.org/10.1016/j.yrtph.2019.104473.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31494190