Il profumo dell’Io

L’olfatto stimola l’anima sensibile incapace di sottrarsi ai sentimenti che esso impone, e una strana corrispondenza si crea tra la fugacità dell’odore inesprimibile e la rivelazione del desiderio d’imprimere una traccia, meccanismo che sta a fondamento del narcisismo“. Alain Corbin, nella sua Storia sociale degli odori, parla di una sottile introspezione che dall’olfatto va alla ricerca della propria determinazione attraverso una vera imposizione del proprio carattere odoroso. L’olfatto è tra tutti il senso che meglio fa avvertire l’esistenza di un Io complesso. La sfera privata che non si limita al corpo stesso è uno scenario odoroso che si declina in sottili sfumature alla stregua del carattere. Nel XVIII secolo, definito come il periodo odoroso, ogni individuo, consapevole de proprio status, era in gara costante per imprimere tracce olfattive di distinta personalità. Il profumo viveva col corpo in simbiotiche declinazioni, tra fazzoletti imbibiti, piccole scatole di conforto e batuffoli impregnati, cuciti all’interno delle vesti. Un contesto odoroso che accompagnava ogni individuo nel proprio intento preciso di lasciare una traccia. La messinscena del rito profumante è innegabile segno di piacere, sottile per il proprio Io e marcatamente evidente per il possesso degli altri. Casanova era ossessionato dagli odori; riusciva a sentire da venti passi la propensione all’effusione delle donne che stava per incontrare. Dopo aver fiutato e concluso l’approccio lo stesso Casanova provvedeva a un lavaggio del corpo della donna con profumo, il suo stesso profumo, in segno di un totale possesso ma anche di una proiezione del proprio ego che s’imprime, contaminando nella sua essenza il corpo dell’amante. Le divagazioni olfattive esprimono al meglio personalità che ricalcano fuggenti olezzi o stampano memorabili scie negli animi che incrociano. Animi che subiscono chimicamente la fascinazione odorosa e ne sono inconsapevolmente atterriti. Il profumo rivela personalità sfumate in sottili accenti odorosi alla stregua del proprio pensiero. Quel pensiero che come un effluvio odoroso s’insidia nelle menti e attraverso le narici esalta i messaggi olfattivi, legandoli indissolubilmente nelle tracce. Non c’è specie animale e individuo che non possieda un suo proprio, naturale, endemico odore. Nel 1756, Withof, formula una teoria scientifica sull’emanazione degli odori degli individui e sulla possibilità di diagnosi attraverso gli effluvi. “Ogni parte organica di un corpo ha un suo modo d’essere, di agire, di sentire e muoversi; ognuna di esse ha un suo gusto, una sua struttura, una forma interna ed esterna, un suo odore, un suo peso e una modalità di crescita.” Ogni corpo emana e diffonde “excreta” mirabili, che in simbiosi con i profumi creano la matrice singolare. L’ambiente che circonda, si permea di declinazioni olfattive che riconducono e amplificano la cifra della persona, moltiplicandone la capacità d’imprimitura. L’odorato mantiene rapporti di intima correlazione con numerosi organi; sussistono interconnessioni sottili tra la membrana olfattiva e gli organi genitali. Una struttura fisiologicamente connessa fa leva sulla scienza plausibile dell’essere sensibile, sulla specificità degli odori e degli apparati individuali. Cabanis, afferma che “la vita individuale è nelle sensazioni, l’odorato è il senso della simpatia e dell’antipatia tra gli esseri”. In una visione introspettiva degli odori e nella loro strutturazione complessa in profumi, l’odorato stabilisce un insieme di schemi percettivi fondato sul primato individuale. Nel mondo contemporaneo preservato da odori putridi, i messaggi olfattivi hanno una grande rilevanza cognitiva. L’olfatto permette di recuperare piacere e quel sistema di delicatezza sensibile con punte d’innocenza primordiale. Un processo di affinamento costante che caratterizza le atmosfere individuali, familiari, sociali, contribuendo all’ordinamento e alla definizione dei rapporti. L’odore dell’altro assurge a elemento decisivo nell’evoluzione delle interconnessioni. Il profumo nella storia è stato elemento di differenziazione sociale e di strutturazione relazionale. Un sistema sensibile in grado di rappresentare l’evoluzione della società nella nascita di stratificazioni culturali. Il profumo è messaggero conturbante di un’intimità celata inaccessibile al tatto, di una sensazionale orchestrazione di elementi cognitivi. Pervade intenzioni e comportamenti, assurge a legante o allontana menti. Una nuova indagine antropologica invade “habitus” e modalità espressive attraverso l’uso di elementi odorosi scelti. Identità profumanti che permettono di cogliere umori profondi e uno spaccato di caratteristiche individuali univoche. Scelte essenziali che ricalcano mode o semplici istinti remoti.

Identità profumante. Tracce e multipli
La produzione su scala industriale di profumi ha moltiplicato le identità individuali, clonando apparati narranti che dovrebbero rimanere individualmente autentici, turbando notevolmente il sistema cognitivo dell’odorato. La possibilità di trovarsi in un luogo dove tutti emanano lo stesso odore e quindi dove tutti emettono un certo codice di segni, comprime il nostro apparato sensibile a una sensazione univoca. Le tracce odorose si amplificano e si scindono in una miriade di altri odori, risultato di contaminazioni epidermiche individuali. La società attuale, deodorata e odorosamente standardizzata ricalca quelle antiche dove il fetore putrido era diffuso e dove solo pochi emanavano odori propri, nettamente distinguibili dal contesto. Una constatazione odorosa che trascende le identità in una massa anestetizzata dalla stessa matrice profumante. Una visione sociale che attingendo dal patrimonio di simboli olfattivi afferma una volontà socializzante e uniformante che annulla le distinzioni identificative in un ripetersi di multipli. In una visione sociali e socializzante, l’uso del profumo implica distinzioni molteplici, sia che si tratti di gusti o tendenze sia che si parli di scelte personali ascrivibili alla ricerca di un’identità complessa. La corrispondenza tra il proprio odore intrinseco, ematico, e la scelta di un determinato profumo rientra nell’inconsapevole ricerca di voler riprodurre la propria impronta olfattiva interiore, distillandola agli altri. Un’anelazione continua verso la propria essenza, unica e irripetibile. Un’identità puntiforme che dialoga tra il percepito e il sentore personale diffuso; tra tutti quei codici olfattivi che si aggiungono alla propria inclinazione, emanazione, univoca, odorosa.

Osservatorio su uso consumo e abuso
Gabriele d’Annunzio, nel carteggio con Mario Ferrrari, farmacista di Gardone, appellato Pharmacopola, fornitore di pregiatissimi profumi, scrive “la dolorosa dei Profumi”, alludendo al conto salato, “ahi profumato”. Riprende con “non resisto alla voglia di sperperare ogni cosa” alludendo a un consumo imponente di essenze. Replica dicendo “e chiedo profumi profumi profumi”, una fame bramosa di accordi intensi da orchestrare liberamente. Intense note e dolorosi conti profumati. Un susseguirsi di liste di spesa e di acconti settimanali; saldi mensili con richiesta di dozzine di bottiglie di quello o di quell’altro ancora, sublime profumo. Incalza chiedendo “posso avere oggi nuovi profumi? Ho anche bisogno di Colonia e di lavanda inglese”. “Di profumi non mi resta che una bottiglietta..”E ancora dopo pochi giorni “e “La prego di mandarmi una scelta di profumi: ché non rimangono poche stille, per eccessivo pellegrinaggio di Badesse scomunicate…” alludendo alle visite continue al Vittoriale di amanti e incaute avventrici. E continua, “le provviste, che avevo quando le due “damigelle degli odori” partirono, sono esauste”. Dopo qualche giorno, “mio caro Amico, ahimè, sono superato già come gentile uomo e sarò presto superato come inesausto donatore”, dopo aver visto nuove note di pagamento. Ma la bramosia di profumo incalza e frenetica rincorre in cerchio. “Mi dispongo a prendere il bagno magico. Ma mi accorgo che l’Essence…è esausta! Poche gocce bastano a render “tonico” il bagno e a profumarlo in guisa di prateria primaverile”. Il Vittoriale è una messinscena odorosa dove le sfumature olfattive si celano in oggetti languidamente impregnati; bruciatori, ampolle, legni e pregevoli acque profumate si mescolano nel susseguirsi incessante della celebrazione dell’io e della sua emanazione. Di quell’io che lo abita e che si auto-celebra costantemente nella rappresentazione olfattiva; odorosa moltiplicazione di sé stesso. Un “aromatario” solenne che prende gli odori come essenza della propria intimità e li porge agli avventori alla stregua della propria nudità. Distillazione di gocce di ego che aleggiano nei luoghi, rinnovando l’imprimitura dell’Io, permeando lo scenario di un carico olfattivo di spiccata riconoscibilità intellettuale. Nello scenario attuale, la ricchezza di proposte di profumi stride con l’affermazioni delle identità. Se da un lato nuove fragranze si avvicendano sul mercato in rapida sequenza, dall’altra le sfaccettature e le complessità olfattive non ricalcano spiccate identità. I nuovi profumi non corrispondono ad altrettante personalità ma solo a sfumanti sovrapposizioni. Colui che sceglie oltre alla propensione dovrà lasciarsi inebriare dalla personalità del profumo-soggetto. Un soggetto che se bene ascoltato narra del proprio ego, aggiungendo una sottile definizione alla propria identità.
Nel marasma delle proposte olfattive la scelta di un determinato profumo implica una consapevolezza anche se timida di affermazione, che passa obbligatoriamente attraverso una certa distinzione. Se le proposte si stagliano in modo confuso bisogna saper ricorrere al mélange, a una stratificazione eclettica di note più o meno simili. Sperimentate i profumi sui polsi, sulle braccia, sulle caviglie, avvicinateli e incominciate a sentirli. Se poi trovaste un profumo che si avvicina sensibilmente al vostro imprinting olfattivo più interiore, allora non lo abbandonate. Imbibite il naso e seguite la vostra scia. Portatelo ovunque, ascoltatelo, è parte di voi.

Andrea Graziani