La cultura dello sbiancamento

apertura Fotolia_44839032Il desiderio di sbiancare il proprio incarnato è presente in tutti gli individui, qualunque sia il proprio fenotipo cutaneo. Per i caucasici lo sbiancamento è noto e ricercato fin dall’antichità, è in voga nel XI secolo, ma si afferma come «sbiancamento» vero proprio tra il XVII e il XIX secolo e, non conoscendo metodiche fisiologiche, si applicano prodotti bianchi. Il maggior cosmetico usato è la cerussa a base di piombo, concime di cavallo, estratti di uva e aceto. Si utilizza anche il sublimato, sostanza prodotta da argento vivo e gomma, acque florali, limone, rabarbaro, gusci d’uova. La rivoluzione socio economica del XX° secolo mette al bando il biancore e proclama l’abbronzatura simbolo dell’uomo che conta, del bel apparire e i caucasici corrono verso il sole per abbronzarsi. Non sono da meno gli asiatici e l’Oriente, oggi giorno, è la sede di importanti ricerche in cosmesi e per prodotti da sbiancamento della pelle. Non sono indenni dal desiderio di avere una pelle se non bianca almeno un po’ più chiara i neri e i meticci che, in questi ultimi anni, dal 1960 per la precisione, hanno dato il via all’utilizzo di tecniche più o meno legali pur di avere la depigmentazione artificiale della pelle.

T. De Monte, medico e cosmetologa