I numeri di Cosmetica Italia – Associazione nazionale delle imprese cosmetiche danno conferma del ruolo di primo piano che la bellezza e la cura personale hanno assunto nel quadro dell’economia del Paese. Secondo l’analisi congiunturale sul suo andamento nel corso del 2023 presentata il 15 febbraio a Milano, il comparto ha fatto registrare un volume d’affari da circa 15 miliardi di euro, in aumento del 13,3% sul 2022.

Fanno ben sperare anche le proiezioni sul prosieguo del 2024, quando il business dovrebbe segnare un ulteriore passo avanti, per 9,8 punti percentuali.

D’altra parte, la produzione e il mercato della cosmesi vantano performance invidiabili anche a livello internazionale. Nel mondo le vendite sono cresciute del 4,6% negli ultimi cinque anni raggiungendo un valore complessivo di 570 miliardi di euro, trainate dalla domanda dei Paesi emergenti potrebbero guadagnare un altro 5% entro il 2030.

Inerzia positiva

Di «inerzia positiva» ha parlato, in occasione dell’incontro milanese, il presidente di Cosmetica Italia, Benedetto Lavino, secondo il quale l’intera industria cosmetica viaggia sull’onda di «un’inerzia positiva» giustificata dal fatto che il prodotto di bellezza non è più da ritenersi un accessorio, bensì un «bene essenziale» per il pubblico.

Il made in Italy gode in particolare della spinta dell’export, che lo scorso anno si è reso protagonista di un’ascesa del 20% circa verso quota sette miliardi: la bilancia commerciale è perciò positiva e accanto ai Paesi europei salgono di importanza fra i panorami di sbocco anche gli Stati Uniti e l’Asia.

Il responsabile del Centro Studi dell’associazione, Gian Andrea Positano, ha sottolineato come i consumi abbiano a loro volta mostrato un ragguardevole slancio (+9%) e come i player del BPC italiano si siano rivelati in grado di fare tesoro ottimamente delle innovazioni della tecnologia.

Nell’attesa delle mosse istituzionali su Industria 5.0 – del dibattito in merito Cosmetica Italia è parte interessata e attiva – si fa largo l’intelligenza artificiale. L’11,9% delle imprese ritiene che essa abbia e avrà un impatto determinante sulle attività, fra comunicazione, marketing, logistica, cybersecurity.

La multicanalità come vocazione

Altro non trascurabile segnale è quello che proviene dall’e-commerce, «non più un canale alternativo a quelli tradizionali ma un cardine della multicanalità». Gli scambi in Rete sono saliti del 12,5% nel 2023 e rappresentano ormai il 5% almeno del totale.

Nell’ambito delle vetrine classiche è degno di nota il comportamento delle erboristerie, in progresso del 12%, a testimonianza della loro capacità di evolvere e riguadagnare posizioni valorizzando le competenze iscritte nel loro codice genetico.

Cosmetica Italia si è impegnata nel corso dell’anno per ottenere certificazioni di qualità che riguardano altresì l’attività del suo Centro Studi, i cui dati possono godere di un margine di discrezionalità massimo del 2%.

Tale soglia critica non è mai stata superata e questo è un elemento in più a dimostrazione dell’attendibilità delle sue analisi. Bisogna credervi perciò anche quando sottolineano come la cosmesi sia cresciuta più del food e sia a pieno titolo adesso uno dei grandi pilastri del tessuto economico e imprenditoriale nazionale, alle spalle solo della moda e degli arredi.

Social a favore

Parte del merito va anche alla visibilità che alle aziende è garantita da un uso efficace dei social media, fra i quali Instagram si è affermato come capofila: il suo utilizzo è aumentato del 93% negli ultimi quattro anni; del 67,2 quello di Facebook e di 46 punti quello di YouTube. LinkedIn ha ceduto loro lo scettro.

Chissà allora che cosa di più e di meglio si potrà realizzare ora che all’orizzonte si profila l’auspicata discesa dei tassi e il contenimento dell’inflazione sotto il 2% è da darsi per assodato, come osservato dal responsabile dell’Analisi territoriale presso la direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo Giovanni Foresti. Questi ha evidenziato come nella manifattura, in generale, l’export italiano risulti più forte ed efficace di quello delle principali rivali europee (Francia, Spagna, Germania) in virtù dell’ampia varietà e della diversificazione della sua offerta. E come poi i margini Ebitda della maggior parte dei player si siano rivelati soddisfacenti anche alla luce della scelta di affidarsi a fornitori strategici storici e di comprovata affidabilità.

Lo scorso anno svariati settori hanno realizzato numeri importanti nei primi trimestri dell’anno per poi rallentare. Non così la cosmesi, che ha tenuto conquistando quote di mercato e dirigendosi con successo verso nuovi approdi come gli Emirati Arabi Uniti.