L’evoluzione del QR code

L’elemento chiave con cui è possibile proteggere il proprio prodotto, da abusi di varia natura, è sicuramente l’imballaggio. È attraverso la riproduzione e falsificazione del packaging primario e secondario che, ogni anno, sono immessi sul mercato i cosmetici contraffatti. L’accuratezza con cui sono riprodotte le confezioni dipende dal mercato finale, quando si parla di fasce alte, il grado di sofisticazione è piuttosto elevato. Un’efficace azione anticontraffazione deve essere pianificata considerando la complessità della filiera produttiva sia del prodotto sia della confezione: l’imballaggio spesso non è prodotto dall’azienda cosmetica, accade che imballaggi primari e secondari provengano da fornitori differenti oppure che la formulazione sia prodotta in uno stabilimento e confezionata da un altra parte, il prodotto finito è poi etichettato a seconda del mercato di riferimento, senza dimenticare la complessità delle catene di distribuzione. Un sistema di sicurezza adeguato deve scoraggiare l’abuso e la riproduzione illegale e garantire, contemporaneamente, la tracciabilità del prodotto, per facilitare l’individuazione dell’illecito.

Nuova generazione dei codici a barre

Con i sistemi «Track and Trace» è possibile non solo verificare contemporaneamente l’autenticità del prodotto ma anche il suo percorso, dalla data di produzione al momento in cui arriva sullo scaffale della profumeria. Un esempio di sistema di tracciabilità è il QR-code (Quick response code), un codice a barre ormai molto diffuso che da qualche tempo su diversi prodotti troviamo nella sua più moderna versione 2D. Il QR-code, è un codice che si può leggere in due dimensioni, non come il tradizionale che si legge da destra e da sinistra, può infatti essere letto sia in orizzontale sia in verticale. Questa modalità di scrittura permette un’elevata densità di dati, dalle 10 alle 30 volte superiore a quella del bar-code a parità di risoluzione, non solo si possono identificare prodotti che prima erano esclusi dalla marcatura ma anche inserire molti altri dati nello stesso spazio che prima conteneva solo una referenza. La struttura quadrata, le piccole dimensioni consentono la diretta collocazione sugli oggetti da identificare o da certificare, aumentandone la sicurezza contro la falsificazione. Il codice può essere letto da una fotocamera ed è un sistema interattivo che fornisce anche una connessione al Web, da dove è possibile accedere a informazioni supplementari sul prodotto. L’acquirente con il QR-code può, quindi, verificare l’autenticità del cosmetico e accedere informazioni che non sono presenti sull’etichetta semplicemente inquadrando con il cellulare il QR-code.

Il QR-Code, grazie alle nanotecnologie, diventerà un sistema anticontraffazione ancora più sicuro. Un team di ricercatori statunitensi ha sviluppato una nuovo QR-code (Quick Response Code), invisibile all’occhio umano, in grado di autenticare prodotti di ogni tipo. I quadrati monocromatici, a oggi, sono molto diffusi nell’ambito del marketing: se scansionati con uno smartphone portano a siti e contenuti specifici. Tuttavia, sono ancora poco utilizzati come sistemi anticontraffazione. La nuova versione di questi codici è stata sviluppata con nanoparticelle mescolate a molecole fluorescenti. Una tecnologia che si sta studiando da qualche anno, per proteggere banconote e documenti giudiziari. Le microparticelle (Energy sensitive microtaggants), che costituiscono il QR-code invisibile, sono fatte con nano materiali che assorbono ed emettono radiazioni nello spettro IR (infra-red), non visibile all’occhio umano. La microparticella, quando viene colpita da una luce laser nello spettro IR, assorbe la radiazione la riemette a un’altra lunghezza d’onda sempre nello spettro IR, dunque il segnale non è visibile solo a speciali detector, che potrebbero essere applicati agli smartphone. Il sistema si presta particolarmente a essere impiegato nel settore farmaceutico e cosmetico: è molto versatile e si può applicare a diverse tipologie di materiali. Inoltre, secondo i ricercatori, vista la complessità del sistema dovrebbe risultare piuttosto difficile duplicare questi codici.

 di E. Brunelli – PhD Biotechnology, Università del Piemonte Orientale