Naturalità: non solo moda

Red cosmetic cansFormulare «naturale» significa raccogliere molte sfide: di innovazione, di formulazione, di responsabilità ambientale e d’informazione corretta e trasparente al consumatore, sul prodotto ma anche su come prendersi cura della pelle. L’area del cosmetico naturale non è solo di tendenza. È un campo stimolante per la ricerca sulle formulazioni e sull’ingredientistica, per rispondere a quei criteri di naturalità e sostenibilità sempre più richiesti ai cosmetici. Pedro Catala Moncho ha deciso di dedicarsi a questo campo. Dopo la laurea in Farmacia all’Università di Valencia, si specializza in botanica studiando gli usi tradizionali delle piante in medicina e in cosmetica. Sviluppa così la passione per la cosmesi naturale, che coltiva contemporaneamente al lavoro di farmacista ospedaliero a Londra. Decide infine di specializzarsi in cosmetologia e sceglie l’Italia, conseguendo il Master in Scienza e tecnologia cosmetiche all’Università di Siena. Da questo percorso prende avvio la sua esperienza di cosmetologo e imprenditore, con la creazione di una linea biologica di skin care.

Perché ha deciso di passare dal lavoro di farmacista alla formulazione cosmetica?
Proprio i miei studi mi hanno portato a interessarmi di cosmetici, perché in Spagna la cosmetologia è una parte importante del corso di laurea in Farmacia. Fin dal secondo anno di università ho collaborato con il dipartimento su temi di botanica applicata anche alla cosmesi. In seguito, quando lavoravo come farmacista ospedaliero in una clinica londinese che trattava i pazienti oncologici, l’esperienza con i malati mi ha dato l’impulso a formulare preparati per lenire i disagi spesso gravi della loro cute. I trattamenti oncologici hanno infatti pesanti effetti sulla pelle, che diventa sensibile e reattiva, con forte tendenza alla disidratazione. Molti pazienti avevano difficoltà anche a sopportare il contatto con i vestiti, altri non potevano più usare la cosmesi convenzionale. Per loro avevo preparato una crema restitutiva, molto leggera ma ricca di principi idratanti e nutrienti, che si è rivelata utilissima: i pazienti l’hanno molto apprezzata, iniziando a chiedermi altri prodotti. Ho raccolto questa sfida e, negli anni del Master di Siena, mi sono messo alla ricerca di principi utili per promuovere le funzioni fisiologiche della cute e di formulazioni in grado di veicolarli senza avere effetti negativi. Da qui è nata la linea Twelve Beauty, con l’idea di un uso e un’efficacia nel lungo termine, evitando quindi l’approccio dell’effetto immediato, che fa lavorare molto la pelle ma costituisce uno stress.

Per questa linea ha scelto una produzione italiana…
Sì, ho voluto rendere omaggio al paese in cui ho imparato questo mestiere, che per me è il paese del gusto. Le manifatture cosmetiche italiane mi hanno sempre colpito per la cura nella scelta degli ingredienti e per la qualità, anche in confronto a quelle di altri paesi. Inoltre, il terzismo cosmetico italiano fa un uso eccellente della tecnologia. L’Italia ha in più una storia importantissima di usi tradizionali delle piante, di orti botanici nonché disponibilità di coltivazioni, soprattutto al Sud. La qualità degli ingredienti è un aspetto che reputo di primaria importanza, per questo visito personalmente le piantagioni, in Europa e in Brasile.

Pedro Catala Moncho
Pedro Catala Moncho

Come vede, da imprenditore, il futuro delle PMI in un mercato che sembra premiare le organizzazioni di grandi dimensioni, anche in relazione alla ricerca?
Rispetto ai grandi player, le PMI possono intraprendere strategie differenti. La scelta di avere piccole dimensioni significa certo avere un posizionamento in nicchie specializzate ma, al contempo, ridurre i costi organizzativi. Questo risparmio permette di orientare gli utili sulla ricerca e, soprattutto, di non sacrificare la qualità del prodotto: un elevato quantitativo di principi attivi, la qualità degli ingredienti, i controlli, il produrre piccoli lotti per garantire la freschezza aumentano i costi produttivi ma sono il migliore investimento sul prodotto. Nel mio caso, ho anche ridotto i costi di marketing e pubblicità, promuovendo personalmente la mia linea nei diversi paesi, sia sulla stampa sia attraverso eventi nei punti vendita. A mio parere, in fatto di comunicazione, le PMI possono lavorare di immaginazione, ideando strategie di advertising meno classiche e più economiche.

Che ruolo ha il rapporto con i negozi nella gestione delle vendite?
Ho scelto di proporre Twelve Beauty alla profumeria di nicchia, che apprezza il prodotto molto curato. In questo canale il ruolo del personale di vendita è fondamentale: se il prodotto viene capito, se piace, viene anche consigliato. Il rapporto con i punti vendita è molto importante in questo tipo di posizionamento, per questo li seguo il più possibile personalmente, con presentazioni ed eventi. La mia strategia non prevede lanci frequenti, che rischiebbero di far scadere il lavoro di ricerca e la cura del prodotto, ma tenere viva l’attenzione frequentando i punti vendita. Inoltre, il contatto con la gente durante gli eventi in store permette un feed-back diretto delle esigenze e gusti.

La scelta di ingredienti naturali si è moltiplicata: quali sfide formulative rimangono?
Anche se il mercato offre ormai molte alternative agli ingredienti di sintesi le sfide non mancano, perché gli ingredienti alternativi non sono del tutto sovrapponibili ai convenzionali. I conservanti, per esempio, hanno range di attività più circoscritti e rese minori, per cui devono essere accuratamente associati e dosati. Analogamente, i modificatori reologici sono spesso meno stabili e richiedono lavorazioni più complesse: conferire una buona texture rimane una sfida. D’altra parte è un percorso che si deve fare, perché lo vuole il consumatore e perché i prodotti con ingredienti naturali sono più dermocompatibili e con impatti ambientali inferiori. In molti casi, si ha una tracciabilità dell’ingrediente dal campo al laboratorio: lavorare in stretta collaborazione con i fornitori è usuale, spesso necessario, per assicurarsi la purezza e la qualità tecnica dell’ingrediente, perché ci si deve confrontare con una variabilità intrinseca del contenuto in principi degli estratti.

Gli ingredienti vanno valutati anche in relazione alla loro sostenibilità…
Certamente. I derivati di piante esotiche praticamente sconosciute hanno una forte attrattiva sul pubblico e anche sul formulatore, che può fare innovazione grazie all’ingrediente nuovo. Inoltre, il marketing aziendale sfrutta la novità per costruire claim attraenti. Sono tutte cose positive, ma è necessario verificare con attenzione che queste produzioni non causino sfruttamento indiscriminato negli ambienti di origine, con danni alla biodiversità o alle comunità locali; verifiche spesso difficili e dispendiose. Credo molto nella riscoperta degli ingredienti della nostra tradizione e che provengano dalle nostre produzioni agricole: sono più sostenibili e hanno proprietà cosmetiche eccellenti, spesso del tutto paragonabili a quelle di molti ingredienti esotici. L’ampia consuetudine di utilizzo non preclude l’innovazione, perché si possono creare nuove applicazioni. Anche per la comunicazione possono essere altrettanto attraenti, perché spesso il pubblico non ha conoscenze approfondite delle proprietà delle piante della tradizione e si mostra curioso di scoprirne le virtù.

IL FORMULATORE: GARANTE DI UNA COMUNICAZIONE EQUILIBRATA
«Per quanto abbia scelto di non pubblicizzare i miei prodotti attraverso le comuni forme di pubblicità, tengo aperto il rapporto con la stampa e con i media –afferma Pedro Catala. -Ho personalmente contattato molte redazioni di periodici, raccontando la mia storia e presentando la mia linea, e ho incontrato grande interesse. Ciò che piace ai giornalisti è che sia il chimico formulatore a parlare dei prodotti, perché può spiegare molti dettagli tecnici. Sono convinto che l’educazione del consumatore a rispettare la propria pelle sia molto importante e fa parte del mio personale impegno quando mi rivolgo alla stampa e quando incontro i consumatori negli eventi in store. Sono anche curatore su El País di una rubrica di bellezza e uso delle piante. Nel parlare di bellezza l’aspetto più importante è una comunicazione che trasmetta i comportamenti corretti senza i toni da «terrorismo psicologico», nei confronti degli inestetismi, che troppo spesso caratterizzano il messaggio di molta informazione e anche di molti prodotti. Oggi i consumatori vogliono una comunicazione più schietta e la cercano sul Web dove, tuttavia, non sempre le informazioni sono corrette e trasparenti. Per questo credo molto nell’informazione trasmessa direttamente dal cosmetologo, che ha la preparazione e il rigore scientifico per una comunicazione più equilibrata rispetto a quella mediata dal marketing».

 

di E.Perani