Un’analisi fornisce una panoramica dettagliata delle diverse tecniche di estrazione utilizzate per ottenere composti bioattivi di grado cosmetico presenti nei sottoprodotti dell’Olea europea

Attualmente, oltre all’uso dell’olio nell’alimentazione, anche l’impiego di composti bioattivi derivati dall’oliva e la loro incorporazione in formulazioni cosmetiche è una tendenza in crescita. L’industria dell’olio d’oliva produce grandi quantità di sottoprodotti, da cui si possono ottenere nuovi ingredienti per uso cosmetico. In questo modo, i residui vengono rivalorizzati, contribuendo all’implementazione di un’economia sostenibile o dell’upcycling.

Sottoprodotti dall’oliva

I composti derivati dall’olivo, ampiamente utilizzati in cosmetica per le loro proprietà, possono essere classificati come agenti idrofili e lipofili.

I composti idrofili, noti per le preziose proprietà antiossidanti, antietà e fotoprotettive, sono principalmente polifenoli. Il gruppo dei lipofili comprende invece acidi grassi, vitamine e squalene. Queste componenti possono essere trovate nelle foglie e nei rami dell’olivo, nel nocciolo dell’oliva e nei sottoprodotti che includono le acque reflue del frantoio (OMWW), l’alpeorujo, la sansa di olive e la torta.

La revisione

La presente recensione, pubblicata su Cosmetics 2023, intende fornire una panoramica dettagliata delle diverse tecniche di estrazione utilizzate per ottenere quei composti bioattivi di grado cosmetico presenti nei sottoprodotti dell’oliva: acidi grassi, tocoferoli, polifenoli, fitosteroli e squalene.

Il lavoro in questione presenta svariate metodiche estrattive: a partire dalle procedure tradizionali (estrazione solido-liquido) fino a quelle più recenti o green (ultrasuoni, microonde, estrazione supercritica, fluidi pressurizzati e solventi eutettici profondi). Il successo del processo estrattivo dipende, infatti, dalla metodica impiegata.

Vengono, inoltre, esplorate le diverse applicazioni dei sottoprodotti dell’oliva nelle formulazioni skincare: emolliente, antiossidante, antietà, antinfiammatorio, antivirale, antifungino e antibatterico. Da ultimo, viene presa in considerazione anche la prospettiva del consumatore in merito a quei prodotti cosmetici contenenti principi attivi derivati dalle olive.

Le conclusioni

L’industria dell’olio d’oliva dà origine a numerosi sottoprodotti, che possono essere riciclati con metodi rispettosi dell’ambiente, dando luogo a materie prime cosmetiche ad alto valore aggiunto. È importante considerare metodi di estrazione sostenibili che promuovano un’adeguata industrializzazione e gestione dei residui.

I derivati dell’olivo hanno mostrato numerosi effetti cosmetici e salutistici. La presente revisione ha posto l’accento sugli estratti con un alto contenuto di polifenoli, in particolare sul potenziale antiossidante associato ai loro effetti antietà, potenziatori dei filtri UV e antimicrobici.

Oltre ai componenti idrofili derivati dall’oliva, anche quelli lipofili menzionati in questa recensione vantano interessanti peculiarità cosmetiche. I primi possono essere incorporati in formulazioni a base acquosa, lozioni e sieri, mentre i secondi in preparati oleosi. Entrambi possono far parte di sistemi bifasici.

Per il successo di un prodotto cosmetico è fondamentale, anche se non sufficiente, l’accettazione da parte dei consumatori. Risulta, quindi, indispensabile prendere in esame il profilo sensoriale delle materie prime derivate dall’oliva, che possono trovare riscontro anche nel prodotto finito in cui sono incorporate.

Sfide future

L’utilizzo cosmetico di alcuni estratti derivati dall’oliva potrebbe presentare diverse sfide riguardanti gli aspetti tecnici o sensoriali. Poiché i polifenoli sono altamente suscettibili alla degradazione, la problematica principale è associata alla loro stabilità.

Un’altra preoccupazione riguarda il fatto che i composti lipofili potrebbero provocare un assorbimento indesiderato se applicati sulla pelle. D’altro canto, le molecole derivate dall’olivo che agiscono come filtri UV sono idrofile. Tale caratteristica le rende inadeguate per formulazioni resistenti all’acqua.

L’odore di alcuni principi attivi può, inoltre, risultare sgradevole per i consumatori. Questo è il caso della vitamina E, dello squalene e di alcuni acidi grassi, che possono presentare anche problemi di stabilità.

L’incapsulamento potrebbe fornire una buona alternativa a tutti questi inconvenienti. Permette, infatti, di preservare i prodotti bioattivi dall’ossidazione, dai cambiamenti delle condizioni ambientali e dalle possibili interazioni con altri ingredienti attivi impiegati nella formulazione, oltre a mascherarne l’odore. L’olio d’oliva microincapsulato può risultare, dunque, una materia prima interessante per l’industria cosmetica.

Dauber C, Parente E, Zucca MP, Gámbaro A, Vieitez I. “Olea europea and By-Products: Extraction Methods and Cosmetic Applications”. Cosmetics. 2023; 10(4):112. https://doi.org/10.3390/cosmetics10040112