Gli studi sugli oli essenziali iniziati dal francese René-Maurice Gattefossé negli anni Trenta proseguirono con Valnet, Rovesti e poi con Smith, Toller e Dodd e il gruppo dell’Università di Warwick, che dimostrarono la correlazione tra pressione sanguigna, attività elettroencefalica e resistività della pelle.
Ho, in più occasioni, ricordato che abbiamo avuto in Italia un grande cosmetologo, Paolo Rovesti, che per molti anni ha studiato a fondo gli oli essenziali e le loro applicazioni aromaterapiche, convalidate da sperimentazioni microbiologiche, farmacologiche e chimiche, addentrandosi nella correlazione tra struttura chimica ed efficacia.
Chi, oggi ha la fortuna di possedere il libro di Paolo Rovesti Alla ricerca dei profumi perduti, stampato nel 1980, si potrà rendere conto di quale fonte di sapere sia, ancora oggi, questo libro e capirà quale genio sia stato il nostro grande cosmetologo.
Oggi esistono evidenze scientifiche che ci portano ad affermare con certezza che si possono ottenere realmente benefici quando si utilizzano, sulla cute umana, gli oli essenziali tal quali o nei cosmetici per rallentare l’invecchiamento cutaneo e per fungere da antinfiammatori, antiossidanti, con azione depigmentante e protezione da raggi UV.
Rilevante è la funzione antibatterica sulla pelle di alcuni oli essenziali, una materia da approfondire con studi dedicati per le potenziali implicazioni nel contrasto all’antibioticoresistenza.
Per rispondere, poi, alle richieste di tanti consumatori che desiderano acquistare cosmetici formulati con ingredienti naturali, si utilizzano quelle parti degli oli essenziali che hanno spiccate attività antimicrobiche, cosa che, a mio parere, può portare alla diminuzione in formula dei conservanti sintetici, ma non alla completa eliminazione degli stessi.
Penso, infatti, che sia meglio, in questo modo, ottenere un prodotto sicuro dal punto di vista microbiologico al posto di uno molto green ma a rischio di inquinamento microbico.
Credo, anche, che dobbiamo fare i conti con la tollerabilità cutanea di quegli oli essenziali che contengono molti allergeni che sono propri delle sostanze naturali. Gradevolezza ed efficacia sì, ma sempre in sicurezza.
È indubbio, infine, che l’utilizzo degli appropriati oli essenziali nelle fragranze cosiddette funzionali possa provocare, come dimostrato da test scientifici, uno stimolo benefico a livello celebrale, un reale e positivo cambiamento d’umore, un aumento dell’autostima oppure portare al relax o, al contrario, a caricare di energia le persone.
Si può arrivare ad un benessere generale che riesce ad influenzare quello della cute. Starà al bravo profumiere utilizzare quel mix di materie prime per creare un capolavoro olfattivo e funzionale.