Ossido di zinco nano: studi di tossicologia

L’ossido di zinco è tradizionalmente utilizzato nelle creme protettive per la zona pannolino: la sua capacità di assorbire l’umidità riduce, infatti, lo sviluppo di irritazioni e rossori in questa zona. Un recente studio, già visibile su Toxicology In Vitro online e in via di pubblicazione sul numero di agosto 2017, ha valutato gli effetti tossicologici di questo ossido metallico quando presenta una quota di nanoparticelle: gli studi condotti sin qui hanno infatti portato a risultati controversi che richiedono ulteriori indagini. I ricercatori che hanno condotto lo studio hanno valutato le proprietà chimico-fisiche di vari campioni di ossido di zinco, contenenti nanoparticelle di dimensioni differenti. In particolare hanno valutato la forma e la dimensione delle particelle, la solubilità e la composizione del campione. Lo studio ha messo in evidenza che questo ossido è tossico nei confronti dei macrofagi e che la solubilità delle particelle e la loro dimensione sono le principali responsabili di questo effetto: meno solubili sono le nanoparticelle e più l’infiammazione da loro determinata aumenta. Ovviamente, conta nell’effetto tossico anche la quantità di nanoparticelle che viene introdotta nella cellula. Lo studio non riguarda direttamente i cosmetici, ma i suoi risultati possono essere di interesse a chi di mestiere formula proprio prodotti cosmetici.

Oskari Uski, Tiina Torvela, Olli Sippula et al. «In vitro toxicological effects of zinc containing nanoparticles with different physico-chemical properties». Toxicology In Vitro. Volume 42, pagine 105-113. agosto 2017. Doi: doi.org/10.1016/j.tiv.2017.04.010.

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0887233317300966

di Stefania Somaré