Pubblichiamo di seguito l’editoriale del direttore scientifico di Kosmetica, Giovanni D’Agostinis, uscito sull’ultimo numero della rivista
Nonostante l’attuale scenario internazionale negativo, dalle elaborazioni del Centro Studi di Cosmetica Italia si deduce che il fatturato del 2022 del settore cosmetico ha raggiunto i 13 miliardi di euro e che il 2023 potrebbe vedere un fatturato in crescita di un ulteriore miliardo. Tutto ciò grazie alla capacità di reazione dell’industria, che ha saputo puntare sulle esportazioni e sulle offerte di qualità, sicurezza e concetti innovativi che hanno portato alla tenuta del mercato interno.
Ciò nonostante, lo scenario che ci attende quest’anno non appare tra i migliori, in quanto il potere d’acquisto delle famiglie è certamente diminuito a causa della crisi energetica e delle incertezze derivanti dalla guerra in corso alle porte dell’Europa. L’export è andato, sino ad oggi, molto bene, ma non ci possiamo accontentare. Occorre, infatti, puntare sulla profonda conoscenza dei Paesi ove si vuole entrare, a cominciare dalle legislazioni interne per finire alle abitudini all’acquisto della popolazione, senza dimenticare la scelta del giusto distributore.
È innegabile che la pandemia abbia lasciato dei segni profondi anche in Italia sulle abitudini d’acquisto, che hanno visto l’aumento della multicanalità del mercato e delle vendite online, ma anche e soprattutto la profonda attenzione, da parte dei consumatori, ai concetti di sicurezza e sostenibilità ambientale, concetti che sarà impossibile ignorare. La gente vede con i propri occhi, tutti i giorni, le conseguenze dell’innalzamento del riscaldamento della temperatura.
È vero che c’è chi prova a porre rimedio a tale fenomeno come Bill Gates, che propone
di fare uno scudo riflettente contro le radiazioni solari cospargendo la stratosfera di particelle di anidride solforosa, ma, a parte l’investimento da 10 miliardi di dollari necessario ad avvolgere completamente il pianeta, converrà comunque scommettere su due obiettivi. Uno è quello della fusione nucleare, in grado di produrre una fonte di energia a zero emissioni di carbonio, come è avvenuto nel test storico del grande laboratorio californiano National Ignition Facility. È vero che occorreranno molti anni per la realizzazione su larga scala, ma diventerà una soluzione ai tanti guai che l’uomo, con la sua sconsideratezza, ha combinato negli ultimi anni, illudendosi di ritenere il pianeta di sua proprietà. Il secondo obiettivo è quello di intervenire subito, senza perdere tempo, nel ridurre drasticamente, con il nostro comportamento virtuoso, le emissioni nocive.
Troppi cambiamenti avvengono vorticosamente, ma l’unica maniera per uscire da quella che è diventata una permacrisi è prendere con fermezza la decisione di collaborare in maniera fattiva per risolvere tutti insieme i problemi che ci affliggono. L’uomo da solo non va da nessuna parte.