La quinta edizione del Sustainable Cosmetics Summit si è tenuta a New York dove si sono riuniti dirigenti ed esperti dell’industria cosmetica per discutere le problematiche relative alla sostenibilità e incoraggiare le imprese a porla al centro delle proprie azioni. Dal summit è emerso che l’impegno dell’industria è ancora insufficiente. Numerose le problematiche da risolvere; tra i principali impedimenti la mancanza di trasparenza nella filiera di produzione: il caso dell’olio di palma e di sandalo dimostrano come la tracciabilità delle materie prime sia uno dei problemi più urgenti da affrontare sebbene anche impatto sociale, acquisto e consumo sostenibile necessitino di maggiore attenzione. Tra gli esperti intervenuti molti hanno espresso la necessità di cambiare la relazione tra industria cosmetica, pianeta e consumatore. Per ridurre l’impatto ambientale è necessario sostituire le materie prime sintetiche con quelle naturali e tenere buone pratiche agricole. Per rendere il consumatore non un semplice acquirente ma una persona è necessario che i brand conquistino il suo cuore con il “ business to heart” e allo stesso tempo assecondino le sue richieste, come nel caso delle formulazioni e certificazioni OGM free sempre più diffuse. È, inoltre, emerso che il crescente fenomeno della contraffazione cosmetica e la compilazione errata delle etichette contribuiscono a frenare la sostenibilità. Ma quali le soluzioni e gli strumenti per diffondere la cultura della sostenibilità anche nell’industria cosmetica? Anzitutto, coltivare le materie prime nei campi aventi certificazione di sostenibilità, realizzare un packaging più misurato riducendo gli sprechi, usare energie rinnovabili (solo un quarto delle compagnie utilizza energia proveniente da fonti non fossili), ridurre l’uso di acqua ed inviare meno rifiuti alle discariche. Alcuni esperti hanno incoraggiato le imprese a cambiare i propri impianti in costruzioni ecocompatibili per ridurre, anche in grande percentuale, le emissioni di carbonio.
di D.Barillaro