Sperimentazione animale a uso scientifico: le ultime statistiche UE

Il 5 febbraio è stato pubblicato l’ultimo rapporto dell’Unione Europea relativo all’uso di animali nella sperimentazione scientifica (https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/04a890d4-47ff-11ea-b81b-01aa75ed71a1/language-it): la Direttiva 2010/63/EU1 obbliga infatti tutti gli Stati membri a registrare i dati sui test animali per effettuare delle statistiche generiche ogni 5 anni.

Le ultime riguardano il periodo 2015-2017. Rispetto ai report precedenti, questo riporta più informazioni: sono segnalati, per esempio, gli animali modificati geneticamente per poter effettuare alcuni test, l’uso di Cefalopodi, il numero e l’invasività dei test cui è stato sottoposto ogni singolo animale.

L’idea è di aumentare la trasparenza all’interno dell’Unione per capire davvero qual è il numero di animali utilizzati in Europa a fini scientifici. Ed ecco quindi qualche numero: in tutti i 28 Paesi dell’UE nel triennio considerato sono stati utilizzati meno di 30 milioni di animali (nel 2017 erano 9 milioni e 390 mila).

Assistiamo quindi a un decremento, considerando che nel 2008 l’uso complessivo di animali da esperimento era stato di più di 12 milioni di unità, in 27 Paesi. Nel 2011 questo numero era di poco sotto agli 11 milioni e 500 mila. Per quanto riguarda le specie, la maggioranza sono topi (61%), seguiti da pesci (13%) e ratti (12%).

C’è, inoltre, stato un incremento del 15% nell’uso di primati, in particolare la scimmia Cynomolgus, con 7.227 individui utilizzati nel 2017. Il 90% di questi animali proveniva da allevamenti e non dallo stato brado.

ll Paese che più ha usato animali a fini sperimentali è il Regno Unito, seguito a breve giro da Germania e Francia.

L’uso maggiore è stato per test regolatori, soprattutto in ambito farmaceutico (61% umani e 15% veterinari) e nell’industria chimica (11%).

Altri usi includono test tossicologici e per la sicurezza farmacologica. 4 milioni e 300 mila soggetti sono stati utilizzati per la ricerca di base, mentre 2 milioni e 200 mila per ricerche di carattere traslazionale e applicata.

L’organizzazione inglese FRAME sottolinea però “che un buon numero di questi animali sarebbe potuto essere salvato, dal momento che esistono alternative accettate a livello regolatorio per una serie di finalità scientifiche, tra cui anche l’irritazione cutanea, l’irritazione oculare e la pirogenicità.

https://frame.org.uk/2020/02/13/latest-statistics-on-animal-use-for-scientific-purposes-in-eu