Importanti novità arrivano dai due paesi asiatici. In India, dove già dallo scorso anno l’uso di animali era stato abolito dagli standard di controllo sui cosmetici, il Ministero della Sanità e Welfare Familiare ha pubblicato la legge 148 C che vieta l’uso di test animali non solo sul prodotto finito ma anche sui singoli ingredienti. La 148 C, aggiunta al The Drugs And Cosmetics Rules, 1945, non vieta tuttavia la commercializzazione sul territorio indiano di cosmetici la cui formulazione finale o i cui ingredienti siano stati testati su animali. Ecco perché il Ministero ha reso nato una bozza di legge, la 135 B, che vieterebbe l’importazione di cosmetici testati su animali. Le due nuove leggi non solo allineerebbero l’India con l’Unione Europea e Israele, ma aprirebbero anche la strada a test alternativi a quelli animali a favore della creazione e validazione di metodi innovativi. Nel Sud-est Asiatico la situazione è molto differente. Sebbene la direttiva cosmetica dell’ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-est Asiatico) somigli molto al regolamento Europeo, da cui trae ispirazione, differisce per la mancanza del divieto dei test sugli animali. Per la prima volta un segnale positivo a favore dell’uso di metodi alternativi arriva da parte delle autorità vietnamite. Lo scorso mese il governo ha confermato il divieto del crudele test Draize, che prevede prove sugli occhi dei conigli. La decisione è stata presa grazie all’impegno di Cruelty Free International, ONG internazionale, che è anche riuscita a dar il via a una cooperazione con la farmacopea vietnamita. L’obbiettivo è che i test alternativi vengano validati ufficialmente non soltanto per il Draize test e si favorisca lo sviluppo di metodi non ancora diffusi in Vietnam come l’uso di pelle umana ricostruita in laboratorio. Senza dubbio il Vietnam, per primo tra i paesi dell’ASEAN, ha dimostrato grande impegno nei confronti del tema.
di D.Barillaro