La ricerca mondiale è sempre più tesa a sviluppare strategie animal-free capaci di dare risultati uomo-centrati e, nel contempo, ridurre, se non eliminare, l’uso di animali da laboratorio: si parla di metodi in-vitro, in-silico, in-chemico, di sviluppo di organi “on the chip” e strategie sinergiche… e tanto altro ancora bolle in pentola. Tuttavia, esistono questioni talmente complesse da indagare da richiedere ancora l’uso di modelli animali, almeno nelle prime fasi di studio. Anche nel mondo della cosmesi non tutte le verifiche tossicologiche sono a oggi coperte da metodi alternativi alla sperimentazione animale; ciò accade in particolare quando si parla di mutagenicità e cancerogenicità.
In questi casi, entra quindi in campo il principio delle “3R”: Sostituzione, Affinamento e Riduzione. Quando non si può eliminare la ricerca animale, allora occorre mettere in campo strategie per evitare che gli esseri viventi utilizzati soffrano e per ridurne il numero richiesto. A tal proposito l’inglese NC3Rs (National Center for the Replacement, Refiniment & Reduction of Animals in Research) ha di recente pubblicato un documento dal titolo ‘Developing and implementing an institutional 3Rs strategy’.
L’assunto è che mettere in pratica le “3R” richieda un certo grado di organizzazione e comunicazione all’interno di un Istituto di ricerca. Il documento vuole quindi essere di supporto agli enti interessati in vari contesti, dalla decisione di come allocare le risorse a disposizione per le “3R” allo sviluppo di leadership, dall’organizzazione delle infrastrutture alla misurazione dei successi ottenuti, dalla comunicazione alle persone coinvolte all’allestimento di percorsi di formazione ad hoc. Usare le “3R” comporta infatti un nuovo approccio anche mentale all’esperimento e alla sua ideazione: la formazione ha quindi un ruolo importante. 12 pagine concentrate, facili da leggere, in cui sono riportati anche degli esempi concreti di attuazione di ognuna delle “R”.
