Pubblichiamo di seguito l’editoriale del direttore scientifico di Kosmetica, Giovanni D’Agostinis, uscito sull’ultimo numero della rivista.
L’acqua è una risorsa fondamentale per l’umanità ma sempre più preziosa a causa degli sprechi delle reti idriche, degli usi sbagliati dell’acqua potabile nell’industria e in conseguenza dell’aumento del fabbisogno dovuto alla crescita demografica e ai consumi crescenti dell’industria e dell’agricoltura. Noi tutti ne siamo consapevoli sin dalle elementari, quando ci insegnavano quale fosse il “ciclo dell’acqua”.
La nostra industria non deve, naturalmente, limitarsi a lamentarsi per l’aumento dei costi della bolletta, ma impegnarsi a ridurre lo spreco d’acqua ottimizzando il suo utilizzo in azienda, prendendo atto delle ripercussioni della carenza idrica a livello ambientale e sociale, il che incide positivamente sulla crescita economica delle imprese.
Innanzitutto, occorre investire nei calcoli dell’impronta idrica, in quanto conoscere la quantità d’acqua effettivamente consumata nelle varie postazioni dello stabilimento e nei differenti impianti dà la possibilità di ben operare con i giusti interventi migliorativi.
Bisogna, quindi, partire dai consumi propri dei cicli produttivi, che vanno rivisti per migliorarne l’efficienza per poi servirsi di tutte quelle tecnologie che portano al riuso delle acque utilizzate per il raffreddamento degli impianti di produzione e quelle per produrre calore o usate per i lavaggi.
Diventa, poi, conveniente attrezzarsi per il recupero delle acque piovane, che possono essere utilizzate in quei cicli produttivi che non hanno bisogno di acqua potabile. Ciò avrebbe una ricaduta positiva sulle reti fognarie e sui corsi d’acqua, nei quali non arriverebbero gli inquinanti eventualmente presenti nelle zone industriali impermeabilizzate.
Un altro aspetto è quello relativo ai reflui industriali, dai quali recuperare l’acqua in essi contenuta per diversi riusi nobili o meno nobili, valutandone la qualità in base al trattamento effettuato.
Per quanto riguarda il prodotto cosmetico di per sé, quando è privo d’acqua annulla il suo consumo e, avendo un volume ridotto, sicuramente impatta meno sui trasporti e sul packaging. Comunque, resta il fatto che si deve tener conto del tipo di materie prime impiegate nella formulazione, compreso il processo produttivo per ottenerle e quello relativo al prodotto finito. Ogni sforzo anche piccolo può servire a ottenere il risparmio idrico.