Verso test in vitro “ripuliti” da reagenti animali

La spinta verso lo sviluppo di test alternativi a quelli animali è sempre più forte, come un’onda che non può più essere fermata nel mondo dell’industria cosmetica e non solo. È recente la notizia del premio vinto dall’inglese XcellR8, laboratorio che dal 2008 lavora proprio in questo settore, all’interno della competizione 2020 CRACK IT Challenges.

Si parla di 100.000 sterline destinate all’adeguamento di test in vitro già inseriti nelle Linee Guida dell’OCSE, dai quali il team intende rimuovere i reagenti derivati da animali, come per esempio il Siero Bovino Fetale. In particolare, il team si concentrerà sul test OECD TG 487 (Micronucleus Test for genotoxicity) e sul test OECD TG 455. L’intento non è solo di ridurre il numero di animali coinvolti nella ricerca, ma anche di rendere i test in vitro più rilevanti per l’uomo e più riproducibili.

La fondatrice e CEO di XcellR8, dottoressa Carol Treasure, ha sottolineato «sin qui la crescita di disponibilità di test in vitro ha permesso si salvare innumerevoli vite animali e di renderli sempre più accurati e affidabili. Finora non ci siamo però mai interessati alla componente animale presente in questi test in vitro: questa comprome la rilevanza dei risultati per l’uomo e può alterare la riproducibilità del risultato. Inoltre, i consumatori chiedono sempre più spesso prodotti vegani, una catena sostenibile e prodotti sempre più sicuri. Siamo quindi felici che Unilever e AstraZeneca sponsorizzino il nostro lavoro». Il premio è infatti finanziato dalle due aziende.