La vitamina D, un fotoprodotto liposolubile naturale, ha una lunga storia che risale al XVII secolo. La vitamina D2 (ergocalciferolo) è presente nelle piante, mentre la vitamina D3 (colecalciferolo) è tracciata principalmente nella cute di esseri umani e animali.

La differenza predominante tra le due risiede nel doppio legame aggiuntivo della vitamina D3. Esistono altre forme di vitamina D (D1, D4 e D 5), ma sono di scarsa importanza per gli esseri umani.

La scoperta delle sorprendenti proprietà della vitamina D ha aperto la strada allo sviluppo di un’ampia gamma di formulazioni cosmetiche e analoghi sistemici e topici.

Vitamina D e pelle

Il presente lavoro, pubblicato su Applied Sciences, esplora i ruoli strutturali, chimici, biologici e metabolici della vitamina D, evidenziandone l’attività unica e supportandone il crescente utilizzo in campo cosmeceutico.

La revisione chiarisce, inoltre, il ruolo della vitamina D in diverse condizioni cutanee, le controversie circa il suo impatto e propone suggerimenti per la ricerca futura nel settore della bellezza.

Nello specifico, la review si apre con una panoramica sulla struttura chimica e sui vari tipi di vitamina D. Prosegue con un focus sulla biologia della pelle, sulla sintesi di vitamina D e sui fattori che la influenzano. Ne sviscera poi le attività fotoprotettiva, antiossidante, lenitiva e antiage.

Si conclude con una panoramica sul ruolo benefico della vitamina D in alcune condizioni dermatologiche (psoriasi, dermatite atopica, vitiligine, acne vulgaris e acne rosacea) e sull’impiego in cosmetici e cosmeceutici, con uno sguardo alle direzioni future.

Opportunità e sfide future

L’esposizione alla luce ultravioletta (UV) e il tipo di pelle possono condizionare notevolmente la sintesi di vitamina D nella cute umana.

Le proprietà uniche e confermate della vitamina in questione, quali le azioni lenitive, fotoprotettive, antiage e antiossidanti, hanno inaugurato la produzione di diversi prodotti skincare.

Il suo sorprendente profilo strutturale, chimico e biologico è stato ampiamente usato contro psoriasi e dermatite atopica e meno sfruttato per trattare vitiligine, acne vulgaris e rosacea.

Sono auspicabili ulteriori ricerche per valutarne il ruolo in svariate condizioni dermatologiche, affrontando tutte le controversie e garantendo così risultati ottimali.

La vitamina D, in particolare nelle sue forme attive, è vulnerabile alla degradazione dovuta a raggi UV, calore ed esposizione all’aria. Metodi di incapsulamento innovativi, come la nanoincapsulazione, potrebbero fornire una maggiore protezione contro i fattori ambientali, prolungandone così durata di conservazione e stabilità.

Indagini future potrebbero esplorare la combinazione della vitamina D con altri ingredienti, tra cui collagene, acido ialuronico, acidi grassi omega-3, polifenoli, biotina e antiossidanti.

Potrebbero valutarne anche l’impatto sul microbiota cutaneo e la combinazione con prebiotici, probiotici o postbiotici in formulazioni cosmetiche, cosmeceutiche e nutricosmetiche.

In conclusione, la vitamina D è molto promettente come costituente bioattivo naturale e la ricerca e l’innovazione continue saranno essenziali per sbloccarne il pieno potenziale cosmetico, verso soluzioni di trattamento sicure, mirate e personalizzate per una gamma di esigenze e diversi tipi cutanei.

Papadopoulou SNA, Anastasiou EA, Adamantidi T, Ofrydopoulou A, Letsiou S, Tsoupras A. A Comprehensive Review on the Beneficial Roles of Vitamin D in Skin Health as a Bio-Functional Ingredient in Nutricosmetic, Cosmeceutical, and Cosmetic Applications. Applied Sciences. 2025; 15(2):796. https://doi.org/10.3390/app15020796