L’alluminio non ha alcuna funzione biologica nota all’uomo, ma rappresenta uno dei metalli potenzialmente pericolosi per la nostra salute.
In uno studio pubblicato su PubMed è stato valutato il rischio dell’esposizione acuta a un dentifricio contenente alluminio.
Alluminio: gli effetti nocivi
L’alluminio interferisce con diversi processi biologici (stress ossidativo cellulare, metabolismo del calcio, etc.), pertanto può indurre effetti tossici in diversi organi e sistemi. Il tessuto nervoso è il bersaglio più vulnerabile.
L’alluminio ha una biodisponibilità orale molto bassa nei soggetti sani anche se, per contro, la dose assorbita ha una certa capacità di bioaccumulo.
L’eliminazione avviene essenzialmente tramite i reni: per questo il bioaccumulo e quindi la tossicità dell’alluminio è nettamente maggiore nei soggetti con funzionalità renale immatura o diminuita (bambini piccoli, anziani, nefropatici).
Gli effetti sul sistema nervoso centrale e sul tessuto osseo sono principalmente osservati in soggetti a rischio esposti all’accumulo di grandi quantità di alluminio (pazienti con insufficienza renale, in dialisi, sottoposti a nutrizione parenterale, professionalmente esposti, ecc.).
Alluminio e malattie neurodegenerative
Diversi studi in passato suggerivano che l’alluminio, per la sua neurotossicità, potesse contribuire all’insorgenza della malattia di Alzheimer e di altre malattie neurodegenerative.
Le più recenti pubblicazioni non hanno prodotto dati a sostegno del diretto coinvolgimento dell’alluminio nella genesi dell’Alzheimer.
Per contro l’alluminio può aumentare la morte neuronale e lo stress ossidativo a livello cerebrale.
Alluminio nella dieta
Eppure l’alluminio viene assunto attraverso la dieta e meno dell’1% viene assorbito attraverso il sistema gastrointestinale.
Gli alimenti che contribuiscono maggiormente all’assunzione di alluminio sono generalmente cereali, verdure, tè e caffè, seguiti da legumi e prodotti dolci.
In ogni caso, l’assunzione alimentare media di alluminio è generalmente ben al di sotto dell’assunzione settimanale tollerabile stabilita in 1 mg/kg di peso corporeo (pc)/settimana per la popolazione adulta europea.
L’ alluminio che è presente anche nei prodotti cosmetici (si pensi ai rossetti o agli antitraspiranti) e potrebbe interferire con il metabolismo di altri cationi, inducendo disturbi gastrointestinali.
Lo studio
Il recente lavoro è stato condotto allo scopo di verificare la biodisponibilità dell’alluminio dopo l’ingestione orale accidentale derivata dall’uso di un dentifricio contenente una quantità maggiore di idrossido di alluminio rispetto a quanto consigliato dal comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori (SCCS).
In particolare, il dentifricio esaminato conteneva il 38% di Al(OH)3 con la quantità di idrossido di alluminio dieci volte superiore alle indicazioni di SCCS.
Per valutare la lisciviazione di alluminio in caso di ingestione accidentale, i dentifrici sono stati sottoposti a digestione in vitro secondo il modello INFOGEST con lievi modifiche e la quantità di alluminio è stata misurata attraverso l’analisi ICP-AES.
L’integrità della barriera tissutale è stata analizzata misurando la resistenza elettrica transepiteliale e l’architettura del tessuto è stata controllata mediante microscopia ottica. È stato calcolato anche il margine di sicurezza.
Le conclusioni
Nel complesso, i risultati dello studio indicano che l’esposizione acuta a un dentifricio prudenzialmente testato in quantità eccessiva e contenente più di dieci volte la quantità di Al 3+, si traduce in un valore MoS ampiamente accettabile, che indica che il prodotto finito è sicuro per l’uso previsto.
Infatti, solo una piccolissima frazione dell’alluminio ingerito è riuscita a oltrepassare la mucosa intestinale.
Allaria, G.; De Negri Atanasio, G.; Filippini, T.; Robino, F.; Dondero, L.; Soggia, F.; Rispo, F.; Tardanico, F.; Ferrando, S.; Aicardi, S.; Demori, I.; Markus, J.; Cortese, K.; Zanotti-Russo, M.; Grasselli, E. Innovative In Vitro Strategy for Assessing Aluminum Bioavailability in Oral Care Cosmetics. Int. J. Environ. Res. Public Health 2022, 19, 9362; https://doi.org/10.3390/ijerph19159362