Antiossidanti nei profumi

I profumi sono miscele più o meno complesse di sostanze di origine naturale e sintetica, un entità chimica dal comportamento molto spesso non facilmente prevedibile a tavolino per quanto concerne la stabilità dello stesso nel tempo e alle diverse condizioni di temperatura. Uno dei fenomeni a cui le fragranze possono andare incontro è il fenomeno dell’ossidazione, causata da agenti esterni, dalla temperatura o molto semplicemente da reazioni chimiche che coinvolgono una o più delle molecole che costituiscono il profumo: questa è la ragione per cui si ricorre all’utilizzo di antiossidanti di diversa natura all’interno della formulazione, il cui funzionamento chimico non è molto diverso dai più comuni prodotti della categoria impiegati nel settore della cosmetica.

Tra le principali sostanze utilizzate con azione antiossidante si ricorda il BHT, il butil idrossi toulene, chimicamente un fenolo alchilato che si presenta come una polvere cristallina, poco solubile in acqua e con affinità per gli ambienti lipofili e i comuni solventi organici, motivazione per la quale si tende ad aggiungerlo all’olio tale e quale piuttosto che direttamente nel prodotto finito. La sua capacità è quella di reagire con i radicali liberi, prevenendo l’ossidazione delle sostanze grasse dell’essenza e l’alterazione organolettica conseguente della stessa.

È una materia prima inodore che si presta perfettamente all’utilizzo all’interno di una fragranza, dal momento che non altera in alcun modo il profilo olfattivo nonostante dosaggi consigliati che in alcuni casi possono essere compresi fra 10 e 15 g al kg, un quantitativo importante nella realizzazione di una creazione profumiera, anche se recentemente uno studio del CIR (Cosmetic Ingredient Review) ha stabilito dei limiti di dosaggio, pari allo 0,5 nel prodotto finito, a causa del suo dubbio profilo tossicologico e del potenziale potere d’irritazione a livello delle mucose nasali e della vie aeree superiori spesso soggette a episodi di natura infiammatoria.