Da qualche anno a questa parte, un numero crescente di aziende cosmetiche riconosciute a livello internazionale ha promosso lo sviluppo e l’utilizzo delle cosiddette app di bellezza.
Si tratta di «dispositivi estetici di auto-rilevamento e modifica» progettati per «analizzare, valutare, monitorare o migliorare l’aspetto del viso femminile».
Sebbene esista un mercato emergente anche per i consumatori di sesso maschile, tali applicazioni sono commercializzate come innovazioni tecnologiche progettate per esaminare principalmente il volto delle donne attraverso l’invio di un selfie.
In relazione ai risultati generati da un’analisi che suddivide il viso in aree e le caratterizza, le utenti ricevono consigli personalizzati. Le peculiarità riscontrate vengono, dunque, convertite in numeri, evidenziando le eventuali imperfezioni o problematiche cutanee che possono essere trattate coi prodotti raccomandati, risultanti dalla valutazione.
App cosmetiche
Il design tipico delle app cosmetiche le propone come una tecnologia avanzata e all’avanguardia di rapido e semplice impiego.
Questo suggerisce che i consigli dispensati saranno validi, affidabili e personalizzati e ne fa apparire l’uso come una scelta razionale. Il fatto che il volto femminile sia diviso in zone differenti contribuisce all’idea che venga analizzato attentamente.
Lo studio
Il presente studio si è focalizzato sulle modalità con cui le app cosmetiche si rivolgono alle consumatrici e sulla capacità di coinvolgerle tramite le proprie offerte comunicative.
Nello specifico, utilizzando un metodo decisionale noto come Multimodal Critical Discourse Analysis (MCDA), si è indagato come le app cosmetiche siano in grado di trasformare un selfie in unità misurabili e determinabili.
La metodica MCDA considera la comunicazione in termini di scelte effettuate a partire da un insieme di risorse semiotiche consolidate (linguaggio, immagini, caratteri, colori).
Il paper esamina, quindi, in dettaglio come il viso femminile venga frammentato, metricizzato e valutato su scale numeriche, attribuendogli significati attraverso risorse semiotiche ben precise.
I dati analizzati provengono da nove aziende cosmetiche conosciute a livello globale: tutte hanno affermato di disporre di una propria tecnologia specifica, capace di offrire considerazioni basate su una scansione del volto ad alta tecnologia.
Le conclusioni
Con la promessa di costruire consigli personalizzati per prendersi cura della propria pelle al meglio, le app cosmetiche stanno cambiando il modo in cui le consumatrici sono incoraggiate a conoscere e a considerare il proprio aspetto facciale.
Nonostante tale processo analitico sia inaccessibile all’utente, questa metrica risulta affidabile e veritiera e fornisce confronti con norme standardizzate e legate all’età dell’individuo. Garantisce, dunque, soluzioni potenzialmente più gestibili, oltre a determinare un nuovo senso di “autocontrollo” sul viso.
Le metriche seguono, infatti, la nozione: «Se non puoi misurarlo, non puoi migliorarlo». Il tutto fa si che l’automiglioramento delle donne diventi un progetto tecnologico che le aiuti a comprendersi per diventare la miglior versione di se stesse.
Eriksson, G., & Kenalemang, L. M. (2023). “How cosmetic apps fragmentise and metricise the female face: A multimodal critical discourse analysis”. Discourse & Communication, 17(3), 278–297. https://doi.org/10.1177/17504813231155085