Artisti, designer e architetti dietro ai flaconi dei profumi

Artisti, designer e architetti dietro ai flaconi dei profumi

In tempi recenti artisti, designer, architetti e maestri vetrai sono nuovamente chiamati a reinventare la forma e l’aspetto dei flaconi delle fragranze di molte case produttrici.
Sembrerebbe infatti che l’utilizzo di flaconi tanto desiderabili quanto il profumo contenuto al loro interno sia tornato a essere un fattore importante e distintivo per le case di profumeria, che vorrebbero in questo modo attirare i propri clienti sia nella vendita al dettaglio che online.

All’inizio del secolo scorso, una bottiglia di profumo era considerata piuttosto una curiosità, un espediente e assai meno un’opera d’arte.

Il legame tra artisti e profumieri

Secondo Tynan Sinks, esperto di bellezza e co-conduttore del podcast Smell Ya Later, uno dei primi esempi di sinergia creativa tra il mondo delle fragranze e quello dell’arte si verificò nel 1908, quando l’artista e teorico d’avanguardia Kazimir Malevich venne incaricato di progettare una bottiglia di Severny Cologne.

Nel 1937 il pittore e designer surrealista Leonor Fini creò la sinuosa bottiglia per l’amata fragranza Shocking! di Elsa Schiaparelli, rappresentando una disinibita celebrazione della femminilità. Fini avrebbe tratto ispirazione dalla forma del manichino del couturier italiano progettato per il film Golden Age, il quale fu «ispirato dalle curve dell’attrice Mae West, il sex symbol hollywoodiano dell’epoca».

Schiaparelli lavorò anche con Salvador Dalì, commissionandogli il design del flacone per la propria fragranza Le Roi Soleil, che debuttò nel 1946. Questa bottiglia, una celebrazione della Parigi del dopoguerra, faceva riferimento a Place Vendôme, dove all’epoca aveva sede la Maison Schiaparelli.

Artisti, designer e architetti dietro ai flaconi dei profumi

Profumo e bottiglia: la rottura di Frédéric Malle

Successivamente, il rapporto tra profumo e bottiglia subì una progressiva semplificazione. Nel 2000, Frédéric Malle rese evidente tale cambiamento con il suo approccio “anti-marketing”: mantenendo identiche le proprie eleganti bottiglie di vetro, con le distintive etichette nere e rosse, egli rivolse l’enfasi esclusivamente al loro contenuto.

Questo approccio venne replicato da molte case di profumeria di fascia alta e contaminò con il proprio significato l’estremità più sofisticata del mondo dei profumi, per il quale la più semplice delle bottiglie di vetro divenne di fatto l’emblema del buon gusto.

Oggi, uno dei principali motivi della rinnovata enfasi e attenzione estetica alla forma è legato al tema della sostenibilità. La possibilità di poter ricaricare un profumo ha fatto sì che molte case di fragranze abbiano deciso di investire sui flaconi, rendendoli delle vere e proprie opere d’arte.

La collaborazione tra Dries Van Noten e vetrai francesi

A questo proposito, degna di nota è la recente collaborazione di Dries Van Noten con i rinomati vetrai francesi del XIX secolo presso Stoelzle Masnières Parfumerie, che ha prodotto una gamma cromatica di dieci bottiglie di vetro luminose e, chiaramente, ricaricabili. Proprio come nella moda, il desiderio di Van Noten era quello di «celebrare l’artigianato e l’innovazione industriale», e così facendo ha stabilito un nuovo modello per il design.

Profumi e flaconi: il caso L’Heure Bleue

Anche Guerlain ha affascinato il mondo del design collaborando con gli archivi Yves Klein per creare un’edizione speciale per il 110° anniversario del profumo L’Heure Bleue. Questa collaborazione ha dato vita a 30 flaconi dall’iconica forma a cuore rovesciato ricreati dalla vetreria di Waltersperger e dipinti in International Klein Blue, utilizzando gli stessi processi di pigmentazione brevettati dal celebre artista scomparso.

Più di recente, l’artista americano James Turrell ha collaborato con il produttore di vetro francese Lalique creando due decanter di cristallo disponibili in edizione limitata. Simili a obelischi che ricordano gli stupa asiatici (strutture a cupola che ospitano i resti di monaci buddisti), i decanter rendono omaggio alle fragranze Range Rider (da uomo) e Purple Sage (da donna).

Artisti, designer e architetti dietro ai flaconi dei profumi

In particolare, la bottiglia Range Rider ha una struttura più spigolosa con linee nitide, realizzata con cristalli colorati viola e blu zaffiro, mentre la Purple Sage ha forme più arrotondate che si impilano l’una sull’altra ed è realizzata nei colori viola, blu zaffiro e in cristallo trasparente.

I due flaconi dai colori saturi segnano l’ingresso del famoso artista nel mondo della profumeria e ne condividono la visione. «Sono affascinato dall’Egitto e dalle forme di stupa che si trovano in Asia, in particolare in Tibet, Thailandia, Sri Lanka, Birmania, Cina e Giappone. La loro struttura architettonica, come quella delle piramidi, li rende monumenti di alto valore spirituale in cui la luce gioca un ruolo essenziale – ha detto Turrell, da tempo affascinato dai giochi di luce sulle superfici -. L’ho usato come ispirazione per il design delle bottiglie, che dovevano contenere la luce e tuttavia lasciare trasparire la sua leggera colorazione».

Turrell ha anche collaborato nella creazione dei profumi: «Ho voluto trovare gli odori dell’altopiano del Colorado, e in particolare quello della salvia viola, il cui fascino magico è descritto in Riders of the Purple Sage di Zane Grey, il leggendario maestro del western», ha spiegato.

Il profumo firmato Frank Gehry

Anche l’architetto Frank Gehry, vincitore del Pritzker Architecture Prize, ha progettato una bottiglia di profumo per il marchio di moda francese Louis Vuitton, mentre l’architetto India Mahdavi ha collaborato con il noto marchio Dior.

Nell’affollato panorama del mercato della vendita al dettaglio questi lanci, degni di nota fin dal momento in cui vengono annunciati, ci ricordano che molti profumi meritano di essere pensati come vere e proprie opere d’arte.