Co-colture per studiare meglio la sensibilizzazione cutanea

La dermatite da contatto è uno dei possibili esiti determinati dalla sensibilizzazione cutanea, anche da cosmetico.

Il processo di sensibilizzazione cutanea scatenato da una sostanza chimica è complesso e richiede, per essere studiato al meglio, dell’uso di screening in vitro basati su co-culture, ovvero colture di più tipi cellulari.

Questo il messaggio di una recente review pubblicata sulla rivista Toxicology In Vitro di febbraio che ha analizzato gli studi in letteratura per vedere a che punto è lo sviluppo di test alternativi per l’analisi del potenziale sensibilizzante di una sostanza cosmetica.

A oggi esistono 7 test validati dall’ECVAM, tra in chemico e in vitro, e l’OCSE ha stilato le sue linee guida sul tema. Data la complessità dell’evento che si vuole predire, le linee guida suggeriscono di utilizzare più test integrati tra loro. La review ha quindi cercato in letteratura approcci differenti, basati su co-culture, per individuare quello più vantaggioso: il podio sembra andare all’associazione tra cheratinociti e cellule dendritiche.

Al di là del risultato, questo studio analizza in modo approfondito le sfide tecniche da affrontare quando si allestisce un saggio con co-colture e anche una serie di strategie che possono essere messe in campo. In tal modo, dà alcune indicazioni da tenere in considerazione per lo sviluppo di nuovi test per la sensibilizzazione cutanea. Lo studio è open source.

Amélie Thélu, Sophie Catoire, Saadia Kerdine-Römer. Immune-competent in vitro co-culture models as an approach for skin sensitisation assessment. Toxicology in Vitro, Volume 62, 2020, 104691. Doi: https://doi.org/10.1016/j.tiv.2019.104691

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0887233319305375