Pubblichiamo di seguito l’editoriale del direttore scientifico di Kosmetica, Giovanni D’Agostinis, uscito sull’ultimo numero della rivista.
Oggi più che mai tutti concordano sull’importanza di proteggere la propria cute con i prodotti cosiddetti solari o, meglio, antisolari, come puntualizzava correttamente il grande Gianni Proserpio, allo scopo di rallentare il processo di fotoinvecchiamento, di prevenire rughe, eritemi e macchie e, soprattutto, di prevenire i tumori della pelle.
Resta il fatto che molte evidenze scientifiche dimostrano che diversi filtri solari organici e i filtri inorganici, inclusi quelli nanometrici, provocano danni rilevanti agli organismi marini, alterando l’equilibrio della flora e della fauna.
Inoltre, diversi filtri solari organici sono sospettati di essere interferenti endocrini non solo per gli organismi acquatici, ma anche per l’uomo. Il problema è ormai a livello globale. Non riguarda, cioè, solo i Paesi tropicali, come le Hawaii, ma anche il nostro Mediterraneo.
Infine, studi su prodotti finiti immessi in commercio dimostrano che alcuni di essi non hanno più la protezione dichiarata un anno dopo la produzione. È vero che i filtri solari disciplinati dall’Allegato VI del Regolamento 1223/2009 sono periodicamente rivalutati per gli aspetti di sicurezza per la salute umana dal SCCS della Commissione Europea, ma occorre prendere in seria considerazione l’eventuale instabilità formulativa che porterebbe all’inefficienza dei filtri.
Inoltre, è importante tener conto della raccomandazione (UE) 2022/2510 della Commissione dell’8 dicembre 2022 che istituisce un quadro europeo di valutazione per sostanze chimiche e materiali «sicuri e sostenibili fin dalla progettazione».
Molto è stato fatto, ma sicuramente occorre investire ulteriormente in tecnologie avanzate che, servendosi anche dell’intelligenza artificiale, riescano a trovare materie innovative che siano performanti, non impattino negativamente sull’ambiente marino e non siano interferenti endocrini.
I progressi odierni si moltiplicano, a cominciare dall’intelligenza artificiale, ma dobbiamo pensare che la scienza non è magia e non risolve tutto con la bacchetta magica: è un percorso, tanto più rapido quanto più risulta partecipato da tutti gli attori della società.
Tocca a noi indirizzarci a quel cammino e intuire come investire per ottenere quei risultati utili all’umanità e al pianeta.