Idrolato è un termine che spesso si sente associato all’universo dei profumi, talvolta anche in maniera poco opportuna, una parola che tende ad identificare un’acqua aromatica, più in generale le acque che derivano dal processo di distillazione a vapore di numerosi oli essenziali, andando a separare nella parte terminale la frazione oleosa da quella idrofila per ottenere un prezioso prodotto di ‘scarto’ nel secondo caso.
La possibilità di utilizzare gli idrolati è importante specialmente in un mercato che sta andando in una direzione decisamente green e naturale: avere l’opportunità di utilizzare acque aromatiche di diversa natura che possono godere di una certificazione biologica o da coltivazioni locali può rappresentare un deciso valore aggiunto sul mercato. Una delle principali caratteristiche delle acque aromatiche è indubbiamente quella di essere più delicate degli oli essenziali corrispondenti, una minore aggressività che li rende elementi molto apprezzati per la realizzazione di lozioni, creme o prodotti per i capelli ad esempio, grazie anche alle loro proprietà idratanti per esempio. L’applicazione principale e storica degli idrolati è quella come acque profumate che possono essere tranquillamente spruzzate sulla persona oppure sui capi donando una piacevole sensazione di freschezza alla persona che la indossa , anche grazie alla presenza di componenti idrosolubili all’interno della componente separata dall’olio essenziale estratto.
La profumazione più diffusa è quella all’acqua di rose, dove i sentori damascenici caratteristici dell’olio essenziale si possono scorgere solo in lontananza, una sensazione di delicatezza estrema invade la pelle e ha permesso al prodotto di diventare un simbolo nel mondo degli idrolati, tanto da dare il nome ad alcuni brand di grande importanza. Basta pensare all’uso incredibile degli antichi, soprattutto degli arabi, che facevano dell’acqua di rose un elemento imprescindibile per il culto della bellezza all’interno degli sfarzosi hammam propri della cultura musulmana.
