Irritazione oculare: un confronto tra i test

Diverse strategie possono essere utilizzate per valutare se una sostanza chimica può produrre effetti oculari avversi, ma quale sia la più efficace e quale dia meno falsi positivi è ancora da definire.

Questo il focus di un recente studio, condotto dal Lebrun Labs di Los Angeles e dal Dipartimento di Oftalmologia e Ingegneria Biomeccanica dell’Università della California. Gli autori hanno ripetuto le stesse analisi chimiche di una serie di studi pubblici per fare un confronto tra risultati: hanno così individuato un alto tasso di falsi positivi.

Lo studio ha però evidenziato che test sinergici, su più livelli, possono offrire risultati migliori almeno per alcune combinazioni: però questa diminuzione di “falsi positivi” spesso si accompagna a un aumento di “falsi negativi”.

I test in vitro inizialmente utilizzati sono stati i seguenti: Bovine Corneal Opacity e Permeability (BCOP); EpiOcular ( Isolated Chicken Eye (ICE – OECD 438); Ocular Irritection; OptiSafe; Short Time Exposure (STE). Lo studio, molto complesso, è pubblicato in formato open su Toxicology in Vitro.

Lebrun S, Nguyen L, Chavez S, Chan R, Le D, Nguyen M, Jester JV. Same-chemical comparison of nonanimal eye irritation test methods: Bovine corneal opacity and permeability, EpiOcular™, isolated chicken eye, ocular Irritection®, OptiSafe™, and short time exposure. Toxicol In Vitro. 2020 Dec 19;72:105070. doi: 10.1016/j.tiv.2020.105070. Epub ahead of print. PMID: 33352259