Made in Italy attraente

Obtaining statisticsLe multinazionali estere nel settore cosmetico costituiscono una presenza rilevante, che ha avuto e continua ad avere un ruolo primario nella crescita per il comparto e per il nostro sistema produttivo. Abbiamo chiesto a Marco Mutinelli, ordinario di gestione aziendale all’Università di Brescia e responsabile della Banca Dati Reprint, quale evoluzione si sta osservando per gli investimenti nelle strutture produttive e quali sono i driver dipendenti dal sistema industriale per mantenere e/o attrarre gli investimenti in Italia in questo settore. «Innanzitutto bisogna partire dal fatto che la cosmesi deve essere considerata a tutti gli effetti come uno dei settori del Made in Italy, inteso come simbolo di uno stile di vita caratterizzato da elevata qualità e gusto indiscusso. In tutti i settori collegati ai beni e ai servizi per la persona (tessile, abbigliamento, calzature e pelletteria, ma anche cosmesi) e per la casa (arredamento, piastrelle, prodotti per illuminazione, casalinghi ecc.) l’Italia rappresenta un punto di riferimento. Per le multinazionali estere, operare in Italia significa essere presenti in un mercato che ha forti caratteristiche di trend setter e che spesso anticipa le tendenze: un nuovo prodotto che ha successo in Italia ha buone probabilità di avere successo anche nel resto del mondo. Per fortuna, dunque, in questo settore la presenza delle multinazionali è un po’ meno penalizzata rispetto ad altri dai ben noti problemi che attanagliano la nostra competitività. Non è un caso che negli ultimi anni, pur a fronte della perdurante scarsa attrattività del nostro Paese nei confronti degli investimenti diretti esteri, si registri una controtendenza proprio nei settori del Made in Italy, dove si sono registrate numerose importanti operazioni e anche alcuni significativi investimenti greenfield. Resta il fatto che un’incisiva azione di riforme capaci di eliminare o quanto meno ridurre le ben note criticità regolarmente richiamate dalle surveys internazionali che riducono fortemente la nostra attrattività significa non solo limitare il rischio che le multinazionali oggi presenti riducano la loro presenza sul nostro territorio alle attività strettamente necessarie per supportare le propria posizione competitiva, ma anche sostenere la competitività delle nostre imprese che sempre più devono ampliare il loro contesto competitivo e proiettarsi all’estero, affrontando la concorrenza internazionale sui mercati internazionali».

di E.Perani