Come è noto ad oggi non esiste un riferimento legislativo che definisca i cosmetici biologici e di origine naturale. L’ente di Standardizzazione Internazionale (ISO) sta lavorando ad un progetto noto come ““Guidelines on Technical Definitions and Criteria for Natural and Organic Cosmetics Ingredients and Products” (ISO WD 16128) per mettere a punto una norma tecnica relativa all’uso delle aggettivazioni “biologico” e “naturale”. Il progetto è affidato al working group 4 in seno al comitato tecnico cosmetico ISO TC 217. La chiusura dei lavori è stata posticipata più volte a causa della reale difficoltà di raccogliere il consenso di tutti i membri del gruppo tecnico provenienti da ogni parte del mondo: si tratta di rappresentanti delle associazioni delle aziende cosmetiche, enti certificatori, produttori, associazioni di consumatori, rappresentanti del mondo accademico e della ricerca, ciascuno con una differente concezione delle due aggettivazioni. Il progetto è suddiviso in due parti; una denominata “Definitions of Ingredients” che sembrerebbe essere già a buon punto, e un’altra “Criteria for Ingredients and Products” indietro rispetto alla prima. Le due sezioni del progetto potranno essere pubblicate separatamente anche se attualmente la data ultima per entrambe è prevista per la fine del 2015. Guida il progetto l’ente di normazione spagnolo AENOR mentre Cosmetica Italia segue i lavori come membro della delegazione UNI. Lo standard ISO, benché non obbligatorio poiché di carattere normativo, sarà senza dubbio fondamentale per porre fine alla situazione poco chiara creatasi negli anni. L’assenza di un riferimento normativo ha fatto sì che molti enti certificatori producessero disciplinari volontari che persino la Commissione Europea ha dichiarato di non ritenere opportuni. Nel 2012 infatti è stato pubblicato un comunicato sul sito web della Commissione intitolato “Clarification of the absence of European harmonized standard for natural and organic cosmetics” in cui viene sottolineata l’inaccettabilità degli standard privati al posto di protocolli europei armonizzati poiché generano confusione nei consumatori e disordine nel mercato.
di D. Barillaro